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Italo Tanoni: videogiochi

Tecnoteca.it intervista Italo Tanoni, Dirigente Tecnico Ispettivo Ministero della Pubblica Istruzione - Direttore IRRE Marche - Docente di Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento - Università degli Studi di Urbino - Giornalista pubblicista

Divertimento di bassa qualità, violento e ripetitivo; ecco cosa ci viene in mente quando pensiamo ai videogiochi.

Questa è la definizione preconfezionata che abbiamo assimilato così spesso e distrattamente dai mass – media da convincerci di aver pensato una nostra opinione, critica e personale: ma è davvero così?

In verità quella dei videogiochi è un’area di ricerca e sviluppo della tecnologia che si pone obiettivi decisamente più ambiziosi e varii, dove lo svago non è più il fine da perseguire ma il carburante che alimenta un processo di conoscenza.

Attraverso il gioco anche l’adulto – perché il gioco non è solo per i bambini! – impara nozioni, sviluppa abilità, individua attitudini: tanto più si diverte, tanto più ripete il gioco… tanto più impara.

Come sottolinea il prof. Italo Tanoni in questa intervista, il videogioco rappresenta per tutti noi un’opportunità da cogliere non solo per avvicinarci in modo diverso le discipline tradizionali, ma per evolverci imparando a gestire e a sfruttare a nostro vantaggio uno sviluppo tecnologico sempre più presente in ogni aspetto della nostra vita quotidiana.




Cos'è un videogioco: divertimento, apprendimento o... molto di più?

E' ormai un fattore quasi unanimemente riconosciuto dagli educatori: anche il videogame può essere un medium per l'insegnamento/apprendimento: ne sono esempio le recenti produzioni di software didattici che sono strutturati e organizzati come veri e propri giochi elettronici utilizzati anche per il trattamento della disabilità. Non faccio riferimento a singoli prodotti, che conosco troppo bene e di cui pubblicizzerei indirettamente la buona qualità,  rinvio comunque a un website istituzionale come quello del CNR di Genova  per ogni utile riferimento.
In definitiva, per rispondere alla domanda, il plusvalore dei videogame va individuato proprio nella loro dimensione dell'apprendere attraverso il gioco, che è l'aspetto più motivante per conoscere la realtà. Fin da piccoli impariamo la maggior parte delle regole che garantiscono il nostro essere nella società attraverso il gioco imitativo, simulato e così via.


Come nasce un videogioco? Quali caratteristiche deve possedere per essere un formatore efficace?

Chi lo pensa è un art creator di una software house specializzata: ci sono naturalmente dietro le solite analisi di mercato, ma il problema è semmai quello delle caratteristiche salienti che deve possedere, che a mio avviso - e riprendo alcune annotazioni di Franco Bettetini, Docente di Tecnica delle Comunicazioni di Massa all’Università Cattolica di Milano - sono racchiuse in questi cinque elementi: reattività, esplorazione, autoregolazione continua, motivazione, sfida.


In quali ambiti tradizionali il videogioco viene attualmente usato come strumento di formazione?

Sembrerà strano, ma ultimamente la logica dell'edutainment - apprendere giocando - è entrata anche in segmenti della nostra vita un tempo impermeabili a certe "indebite intrusioni" come quello della sfera religiosa.


Il videogioco può anche educare?

Certamente, ai buoni sentimenti, a buone pratiche;  ci sono dei videogame che propongono messaggi di solidarietà,  altri  che vengono utilizzati per l'educazione stradale, interculturale, alla sicurezza: ormai interi settori formativi sono gestiti attraverso i VG (videogiochi, n.d.r.), compreso quello strategico militare.


Quale importanza rivestono i videogiochi nello sviluppo della tecnologia?

Gli aspetti in comune con lo sviluppo tecnologico sono essenzialmente due : quello della simulazione, che rappresenta l'elemento più significativo del rapporto tra realtà e videogame, e l'evoluzione dell'interfaccia grafica, che contribuisce a creare un'atmosfera sempre più immersiva con il fruitore. A questi si aggiunga la dimensione sociale che Internet e il team-game  - gioco di gruppo - hanno contribuito a diffondere, per cui oggi  migliaia di videogiocatori  in gruppo utilizzano la rete delle reti per il loro loisir  (tempo libero, n.d.r.).


Come possono influenzare i videogiochi il nostro rapporto con le nuove tecnologie?

Lo possono sicuramente facilitare attraverso situazioni come il multitasking cioè la possibilità di un singolo soggetto di gestire contemporaneamente più situazioni multimediali informative e comunicative.


I videogiochi interessano un pubblico sempre più vasto e composto anche da adulti, eppure vengono percepiti e descritti dai media in modo ambivalente e stereotipato: da una parte divertimento coinvolgente e popolare, dall'altra forma di intrattenimento ripetitivo che frena la creatività dell'individuo e favorisce l'isolamento e i comportamenti violenti; perché è questa l'immagine corrente del videogioco?

A monte c'è lo stereotipo del "sottoprodotto" di banco che culturalmente ha condizionato la nostra precomprensione e i nostri preconcetti riassunti nel luogo comune: videogame uguale violenza, rispetto ad esempio ai cugini maggiori  "buoni"della famiglia dei software didattici. Nella pratica le continue contaminazioni tra i due generi hanno prodotto un mix con caratteristiche di portabilità interessanti che rappresentano la nuova sfida per il prossimo futuro.


Come pensa si dovrebbe agire per smontare i luoghi comuni?

Le situazioni pratiche e il vissuto scolastico – ad esempio il Divertinglese - ci daranno sicuramente ragione, considerato che di questo problema si stanno occupando anche settori avanzati della ricerca universitaria, come ad esempio Ludocemea: l'ostracismo di certi apocalittici sarà bandito, non si può buttar via "l'acqua sporca con il bambino".


Quali ritiene saranno le applicazioni future dei videogiochi?

E' un po' presto per dirlo considerato che prima ci dobbiamo scrollare di dosso certi pregiudizi. E' certo che, considerate le premesse a cui ho fatto cenno, il loro perimetro sarà sempre più pervasivo della nostra vita privata e per questo motivo dobbiamo essere capaci di gestire questa nuova complessità sforzandoci di capire le dinamiche sottese a questo nuovo e sempre più diffuso prodotto della cultura contemporanea.