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Etica_mente, suggestioni ed echi del convegno

Numerosi gli ospiti illustri del secondo giorno: Omar Calabrese, Paolo Mieli, Michel Maffesoli, Luigi Zoja e a conclusione, Moni Ovadia.

Il noto semiologo ha esordito raccontando l’aneddoto del tiranno di Trezene, che tanto fece contro i suoi cittadini, timoroso di una loro ribellione, da indurli a ribellarsi davvero. Prima tolse loro la facoltà di parlare, poi di mimare, poi di esprimere con mimica facciale i propri sentimenti…per paura che gli cospirassero contro, finché non rimase che piangere ai suoi poveri concittadini, e, contemporaneamente impugnare le armi ed abbatterlo.
Tutto ciò per dire che la comunicazione è al centro del vivere civile, è fondante di tutte le società, ed è un diritto insopprimibile.

“Contro la comunicazione non si può nulla” sono le parole di Calabrese.

Omar Calabrese

Al centro della speculazione del semiologo “il successo senza merito” figlio dei nostri (solo nostri?) tempi, per cui raccomandazioni, scorciatoie, aiutini, colpi di fortuna e quanti altri dominano l’immaginario e l’inconscio collettivo. La gente non vuole più lavorare duramente, desidera partecipare ai quiz show, vincere al lotto o col grattaevinci, partecipare a Grande Fratello e a Saranno Famosi e avere un posto al sole senza aver fatto o saper fare assolutamente nulla.

Calabrese lamenta che il sistema del successo senza merito domina anche nei pubblici impieghi e nelle università, e racconta che non c’è giorno che non gli venga chiesta una raccomandazione per qualcuno, o di firmare l’introduzione a qualche libro definito dal relatore “indecoroso” con una smorfia.

Paolo Mieli ha detto all’uditorio di non credere nella grande etica, che secondo lui nasconde un imbroglio, un inganno, ma nella piccola etica, quella legata alla sensibilità dei dettagli nel fare e porgere informazione.

L’informazione contiene sempre manipolazione e racconto. Il giornalista infatti quando scrive un articolo deve manipolarlo, e renderlo raccontabile per farlo piacere ai lettori. Un’informazione secca, asettica e impersonale non avvince, non piace…Ma nel manipolarlo e sottometterlo alle regole della narratio il rischio di inquinare l’informazione e distorcerla è elevato.

L’informazione è sempre un racconto manipolato, ma sta al comunicatore fare in modo che l’etica che lo sorregge non sia truffaldina ma onesta nelle intenzioni.

Mieli ha concluso il suo discorso esortando a parlarsi meno addosso e a fare di più per l’etica dell’informazione, attraverso interventi minimi e misurabili, ciascuno di noi, ogni giorno. Solo così, ha concluso potremmo dire di aver fatto di più e parlato di meno, e aver modificato, anche se in minima parte forse, le attuali condizioni del mondo della comunicazione.

Il sociologo francese Michel Maffesoli ha delineato il quadro di riferimento odierno in cui ci troviamo a vivere: una società multietnica, in cui c’è il ritorno del locale e del tribale e dove non esistono più grandi ideologie ma solo bricolage di ideologie, non un’etica ma molte etiche, tribali.

Michel Maffesoli

Michel Maffesoli

Maffesoli ha anche parlato di trance per quel che riguarda alcuni fenomeni di massa del XX e XXI secolo: non a caso spesso si parla di “religione dei consumi”, in cui le componenti “mistiche” e legate alla trance sembrano descrivere bene l’ansia di vedere, comprare, collezionare tipiche del consumatore postmoderno.

Lo psicoanalista Luigi Zoja ha centrato la relazione sui significati psicoanalitici della distruzione delle Torri Gemelle a New York l’11 settembre, costruendo un interessante parallelismo simbolico tra la Torre di Babele e le Twin Towers.

Il mito e i simboli, secondo Zoja, permeano ancora la nostra società postmoderna, anche se spesso non ne siamo consapevoli, e miti e simboli giocano un ruolo fondamentale nella comprensione dei fatti, perché forniscono un orizzonte di senso.

Nel caso dell’attacco alle Torri Gemelle gli autori hanno creduto di essere dei giustizieri divini, venuti a punire la tracotanza (l’ubris greca) degli Stati Uniti, considerati satanici. Le Torri, elevate al cielo, mastodontiche, sono state considerate un simbolo di questa arroganza così come la Torre di Babele era stata abbattuta dal dio ebraico per punire l’arroganza dei suoi costruttori. La logica psicoanalitica di Zoja ha colpito nel segno, lasciando la platea a interrogarsi sulla potenza dei miti al giorno d’oggi, in un mondo apparentemente secolarizzato, ma denso di logiche “altre”, che vanno decrittate.
Le battute divertenti e le argute riflessioni di Moni Ovadia, che ha da poco pubblicato per Einaudi il libro Vai a te stesso, hanno concluso la sessione del mattino.

Domani il regista Maurizio Nichetti e il filosofo Salvatore Veca concluderanno, parlando ancora di etica, il III convegno di AssoComunicazione.



Alessandra Guigoni