Skip to content.
Logo tecnoteca

Portale Tecnoteca.it

Logo tecnoteca

Vai al sito aziendale Tecnoteca.com


 
You are here: tecnoteca.it » Rubriche » Trashware

Trashware


Il termine “trashware”ha due accezioni: il recupero dell’ hardware dismesso a scopi benefici e lo smaltimento di vecchi pc come rifiuti speciali.

I problemi legati al riciclo dei pc e alla produzione di “spazzatura high-tech” sono legati a due fattori che viaggiano a velocità diverse: l’innovazione tecnologica, sempre più accelerata, e il corretto smaltimento dei pc, che si diffonde lentamente e con fatica perché spesso non è supportato dall’impiego delle risorse economiche necessarie, da buone pratiche e da una legislazione adeguata a livello statale e comunitario.
Il trashware rappresenta una pratica efficace proprio nel contenere e superare le problematiche legate all’innovazione tecnologica e al suo impatto sociale e ambientale.

La vita dei computer si è accorciata in modo sensibile in breve tempo: se negli anni ’70 un pc durava dieci anni, oggi una macchina non dura in media più di quattro anni: questo accade perché l’evoluzione del software è così veloce da imporre all’utente, con frequenza sempre maggiore, l’abbandono dell’hardware che è ancora valido ma non è più in grado di reggere le nuove funzioni di un sistema.
La rapida evoluzione della tecnologia ha prodotto poi anche un altro fenomeno, inesistente fino alla metà degli anni ’70: quello dell’alfabetizzazione informatica di massa attraverso gli ”home computer” e i “personal computer”.
Nel giro di un decennio il pc domestico si è diffuso non solo come strumento di lavoro o di formazione ma come mezzo di informazione e di svago in sostituzione e alternativa alla televisione; la moltiplicazione delle possibilità del computer ha determinato la propagazione di questo prodotto nelle nostre case e, in prospettiva, il problema sempre più consistente di come riciclarli o liberarsene.

Per questi motivi i privati, le pubbliche amministrazioni e le aziende si trovano sempre più spesso nella necessità di cambiare in toto o in parte il loro patrimonio informatico e di pensare, allo stesso tempo, come e dove collocare le macchine che vengono sostituite e che sono ancora funzionanti e utilizzabili.

Quando i computer sono ancora efficienti la risposta migliore sta nello sfruttare le loro possibilità, anche se limitate e superate, trovando nuove destinazioni d’uso e nuovi utenti.

Quando invece i pc - o le loro periferiche - sono irrimediabilmente guasti, l’unica strada percorribile è quella dallo smaltimento dell’hw come rifiuto speciale, dato che i materiali informatici, oltre alle plastiche non biodegradabili, contengono una grande varietà di sostanze – fra queste mercurio, cadmio, piombo, cromo, cobalto - che, se non trattate correttamente, producono un pesante impatto ambientale non solo perché possono direttamente inquinare l’aria, l’acqua e il terreno ma anche perché si tratta di elementi che facilmente possono essere assimilati da organismi viventi, sia vegetali che animali, ed entrare quindi nella catena alimentare: il pc che abbiamo buttato nel cassonetto si ripresenterà nel nostro piatto.