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Vita con l'hardware


I pc nascono come risultato di un processo produttivo che richiede una grande quantità di materie prime quali sostanze chimiche e metalli, combustibili e acqua, e si conclude con lo smaltimento in quanto rifiuti speciali da trattare o da riciclare con estrema cautela.

E’ un percorso complesso che coinvolge le case produttrici, e i fornitori, gli utenti, i gruppi che praticano il trashware, le imprese che si occupano di smaltire le macchine recuperando per quanto possibile le materie prime impiegate in origine.

Proprio per questo i computer non devono essere visti solo come prodotti da consumare ma anche come vere e proprie risorse: come tali, devono essere sfruttati in modo intelligente il più a lungo possibile senza andare sprecati perché usati poco e male.

L’uso corretto si basa su comportamenti che devono governare sia l’uso quotidiano della macchina sia l’acquisto.

In generale è necessario attenersi a precise regole di condotta per poter usare il più a lungo possibile un computer e per prevenire i guasti più grossolani: quando si adopera un pc o una periferica bisogna farlo con tutta l’attenzione che richiedono macchinari sempre più piccoli, delicati ed esposti a sollecitazioni meccaniche violente o all’infiltrazione di elementi estranei – polvere, residui di cibo o gocce di liquidi: anche una semplice opera di manutenzione o di ricambio di componenti – ad esempio, le cartucce della stampante – può produrre un danno se è condotta in modo maldestro.

Se il guasto è irrimediabile, oppure la macchina è talmente vecchia da non poter provvedere alla sostituzione delle parti rotte, il computer può solo essere smaltito come rifiuto.

In altri casi, invece, il pc funziona ancora ma non è più utile all’utente: sorge il problema di acquistare nuovo hardware per sostituire il vecchio.

Aziende e istituzioni, pubbliche e private, decidono di sostituire l’hardware per soddisfare in modo più efficiente le proprie reali necessità operative; il vecchio pc non è più compatibile con il nuovo software e deve essere cambiato.

I singoli privati di norma si liberano dei computer domestici spinti da bisogni oggettivi valutati con capacità critica e competenza tecnica ma, in certi casi, possono agire anche sotto l’influenza di comportamenti consumistici.

Se i prodotti acquistati sono funzionali ai bisogni dell’utente per lungo tempo, si evitano sostituzioni frequenti e si allungano i tempi del ciclo vitale del pc o delle sue periferiche.

Se invece l’acquisto è stato avventato l’hardware può risultare sovradimensionato, inadeguato, o essere usato impropriamente rispetto alle concrete esigenze dei proprietari: questa situazione può incoraggiare sostituzioni ravvicinate e determinare una riduzione del ciclo vitale del materiale informatico.

Qualunque sia la ragione che induce il privato o l’azienda a sostituire l’hardware, il risultato finale sarà la formazione di una disponibilità di macchine ancora tranquillamente in grado di svolgere tante attività che non necessitano affatto di pc particolarmente potenti o sofisticati, come navigare in rete, ricevere e inviare posta, scrivere testi.

E’ a questo punto che entrano in gioco i gruppi che si incaricano della riqualificazione di questi computer e che si preoccupano di prolungarne il ciclo vitale e l’utilità.