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Il Funzionamento

Come funziona una rete locale?


Senza entrare nella teoria della trasmissione dati, vogliamo qui spiegare semplicemente cosa succede in pratica ogni volta che viene dato un comando che interessi la rete.



 
I Protocolli


Va prima di tutto chiarito che ogni comando complesso può venire elaborato come una sequenza di tanti comandi semplici.
L’insieme di regole che determinano il funzionamento dei comandi elementari, viene chiamato protocollo di comunicazione.
Chiaramente il concetto di semplice è soggettivo: ciò che è semplice per me può essere complesso per un altro il quale, pertanto, può decidere di scomporre il mio comando in una sequenza più fine di comandi semplici.
Anche questa nuova sequenza di comandi deve essere regolata da un protocollo, diverso dal precedente.
Naturalmente si può continuare allo stesso modo all’infinito: questo sistema fa si’ che un certo pacchetto dati elementare debba contenere informazioni derivanti da tutte le sequenze di affinamento subite, quindi debba contenere informazioni riguardanti tutti i protocolli utilizzati (incapsulamento dei protocolli).


 

La comunicazione Peer-to-Peer


Sino ad ora si è parlato in generale di dare dei comandi… ma dare comandi a chi?
La risposta è ovvia: a qualcuno in grado di eseguirli.
Ciò implica che, un comando complesso, debba venire eseguito da qualcuno in grado di poterlo eseguire… che non può essere lo stesso che può eseguire un comando semplice.
Ne consegue che, ad ogni livello di comando, deve esistere un esecutore di pari livello.
Se, ad esempio, un certo comando complesso ha subito 2 affinamenti (ha passato 2 livelli di affinamento), gli stessi 2 affinamenti, eseguiti ovviamente in ordine inverso, dovranno venire attraversati dal lato esecutore.
In pratica, il comando complesso deve venire ricomposto prima dell’effettiva esecuzione sul lato destinazione.
Sino ad ora si è parlato di comandi, ma lo stesso discorso vale per le risposte, o per i messaggi intesi in senso generale.
La comunicazione tra oggetti di pari livello viene chiamata Comunicazione Peer-to-Peer.


 

Le entità ed i Servizi


Ma perché non costruire un oggetto unico, bello potente, in grado di eseguire direttamente il comando complesso?
In informatica la domanda è retorica: è risaputo che la gestione corretta di un problema complesso si ha suddividendolo in sottoproblemi più semplici.
Nel mondo reti e protocolli questo significa che, al richiedente un comando complesso non interessa come l’esecutore lo elabori, gli interessa soltanto ricevere il risultato.
Oltre tutto, il richiedente, non ha la visione di dove il comando complesso venga fisicamente eseguito.
Dal suo punto di vista del richiedente, il comando viene eseguito dal proprio interlocutore diretto, vale a dire il livello inferiore.
Questi livelli, o meglio i processi gestori di questi livelli, assumono il nome tecnico di entità, e la loro capacità di rispondere alle richieste superiori viene definita servizio (o livello di servizio, in assonanza con i livelli, o stratificazioni, dei protocolli).


 

Le modalità di comunicazione


Esistono 2 modalità di comunicazione: con e senza connessione (Connection-Oriented e Connection-Less).
Se noi vogliamo spedire una lettera ad un nostro conoscente, dobbiamo, prima di tutto conoscerne nome ed indirizzo, dopo di che potremo spedirla: nessuno mai ci assicurerà che venga poi ricevuta correttamente e che, conseguentemente, il nostro conoscente ne conosca i contenuti.
Se viceversa gli telefoniamo, per leggergli la lettera di persona, otteniamo le seguenti informazioni:

  • Se non risponde al telefono,... non possiamo trasmettere nulla (comunicazione fallita)
  • Se risponde sappiamo che è pronto a ricevere le informazioni che vogliamo trasmettergli (es. ha carta e penna per gli appunti, altrimenti ci chiede di pazientare un attimo)
  • Per ogni punto della lettera sappiamo immediatamente se ha capito il concetto espresso, altrimenti lo possiamo ripetere
  • Alla fine sappiamo se tutti i punti sono stati trasmessi o no

Quella appena descritta è una comunicazione in modalità Connection-Oriented. Telefonare, leggere e spiegare il contenuto della lettera è, chiaramente, una procedura più pesante e lenta rispetto a spedirla (la semplice spedizione rappresenta una comunicazione Connection-Less): per contro è molto più sicura, poiché consente di accertarsi dell’arrivo del messaggio.
Anche la modalità di comunicazione fa parte delle regole descritte dai protocolli, e viene applicata su tutte le comunicazioni di pari livello.


 

Ed alla fine sono arrivati i formalismi…


A questo punto si è capito, sommariamente, come sono fatti i protocolli e quali sono le modalità di comunicazione.
Apparentemente questi concetti sono semplici ed immediatamente condivisibili… ma le reti, ed i protocolli di comunicazione in particolare, si sono sviluppati inizialmente sotto lo stimolo dell’imprenditoria privata, che ha giustamente puntato, prima di tutto, a garantire le funzionalità e, visti i costi, ad assicurarsi l’esclusività del prodotto.
Il risultato è stato la nascita di moltissimi protocolli, più o meno complessi secondo la quantità di funzioni implementate.
Ovviamente l’accoppiamento di pochi protocolli complessi, crea pochi livelli di servizio e, viceversa, l’accoppiamento di molti protocolli semplici genera molti livelli di servizio.
È stato a causa di questa situazione che, fin dalla metà degli anni ’70, si è ritenuto assolutamente necessario arrivare ad un’armonizzazione e formalizzazione di questi concetti, in modo da far convergere le conoscenze acquisite in modelli unificatori.
Sono nati così una serie di progetti, dei quali i più famosi sono sicuramente l’802 sviluppato dall'IEEE, e la serie elaborata dall'ISO, che hanno portato alla descrizione puntuale dei diversi tipi di rete locale ed alla definizione di un modello unificante di architettura di rete chiamato OSI (Open System Interconnection), che è ancora oggi quello universalmente accettato.