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La teoria SIP (Social Information Processing)

Oltre al modello SIDE, un altro filone di ricerca si è opposto all’approccio RSC, soprattutto all’affermazione, basata su esperimenti di laboratorio, che la CMC fosse fredda ed impersonale. Questo filone ha preso il nome di Social Information Processing (SIP) e sostiene, al contrario della RSC, che la CMC ha delle caratteristiche tali da essere “iperpersonale”: la comunicazione mediata dal computer sarebbe sovraccarica di contenuti sociali, nel senso che le relazioni si svilupperebbero in una modalità “più stereotipicamente sociale” che nelle interazioni FtF (Walther, 1996). Le persone tenderebbero cioè a classificare se stesse e gli altri in categorie sociali predeterminate, in maniera più netta di quanto accada normalmente, alimentando, quindi, un fenomeno di polarizzazione. Ciò comporterebbe un predominare dell’identità sociale su quella personale. Questo non sarebbe valido solo per chi riceve un messaggio nei confronti di chi scrive, ma anche dell’emittente stesso, il quale tenderebbe a presentarsi agli altri in maniera più stereotipata, avendo modo di preparare con cura la propria persona online e di censurare o accentuare alcuni elementi. Questo processo, detto selective o optimized self-presentation (Walther, 1996) è più  accentuato nelle comunicazioni online di tipo asincrono, in cui il tempo per preparare il messaggio è maggiore.

La comunicazione asincrona, inoltre, dà la possibilità di scegliere quando partecipare alla discussione con il risultato che, tendenzialmente, gli interlocutori hanno più tempo e più voglia di dedicarsi a curare gli aspetti relazionali e sociali della comunicazione.

Certo c’è il rischio di creare delle personae ideali e stereotipate, in quanto una volta avviato il processo di costruzione sociale della realtà (Berger e Luckmann, 1966), gli interlocutori tendono a non deludere le aspettative altrui e a confermare quelle che hanno sugli altri.

Questo processo di continua conferma delle aspettative iniziali è detto da Walther behavioral confirmation e, come vedremo, è abbastanza diffuso anche nella comunità online presa in esame.

La povertà di contenuti sociali riscontrate dalla RSC da esperimenti in laboratorio sarebbe spiegata dal fattore temporale: tali esperimenti impongono una limitazione temporale che gli utilizzatori di CMC “naturali” non hanno e, inoltre, in laboratorio sono assenti le aspettative di relazioni future, c’è meno motivazione alla comunicazione e, quindi, meno propensione a comprendere l’altro.

Studi sul campo11 e un’analisi secondaria di studi precedenti hanno dimostrato che la CMC può sviluppare una socialità pari, se non maggiore, a quella sviluppata nell’interazione faccia a faccia, se gli utilizzatori dispongono del tempo sufficiente (Walther et al., 1994). La CMC è un tipo di comunicazione più lenta sia per il tempo materiale necessario a digitare i messaggi, sia per la ristrettezza di banda, ma questo non significa che debba essere meno efficace.

La teoria SIP sostiene che gli esseri umani sviluppano lo stesso bisogno di affinità, empatia e riduzione dell’incertezza, qualunque sia il mezzo di comunicazione usato, e adattano le proprie strategia comunicative alle possibilità offerte dal mezzo.

Inoltre, a differenza di ciò che avviene nelle simulazioni in laboratorio, le persone usano, oltre alla CMC, più mezzi comunicativi per comunicare con una stesso destinatario (telefono, incontri FtF, la posta tradizionale), anche quando si tratta non di colleghi di lavoro, ma di membri di una stessa comunità virtuale distanti migliaia di chilometri (Mantovani, 1993).

Questo è sicuramente valido per la maggioranza dei frequentatori della rete i quali, se non ci sono impedimenti gravi o distanze insormontabili, tendono ad aumentare la loro comunicazione utilizzando altri mezzi (telefono, sms, lettere etc.) ed ad incontrarsi: in certi contesti e in certe chat, magari anche dopo poche ore dal primo contatto online.

Anche nel gruppo di fobici sociali analizzato, questa intensificazione si riscontra, ma solo per quei mezzi che rispettano l’anonimato visivo (e-mail private, sms, raramente telefono), probabilmente a causa del loro disturbo che trasforma ogni incontro FtF in un problema.

Tale caratteristica rende questa comunità particolare, in quanto amicizie molto profonde, che durano ormai da anni e che hanno visto la condivisione di esperienze dolorose dovute alla fobia sociale, sono nate e continuano solo attraverso l’uso della forma scritta.




11  Rice R. E. e Love, G., 1987, Electronic Emotion. Socioemotional Content in a Computer-Mediated Communication Network, in “Communication Research”, 1, pp.85-108;
Walther, J. e Burgoon, J., 1992, Relational Communication in Computer-Mediated Interaction, in “Human Communication Research”, 19, 1, pp. 50-88.


Tesi di Laurea:
"Apprendimento e pratiche in una comunita’ virtuale di auto-mutuo aiuto. Ruolo della tecnologia nel sistema sociale di apprendimento di una comunità AMA online."

di Francesca Menegon


- Università degli Studi di Trento -
- Facoltà di Sociologia -
- Corso di Laurea Specialistica in Lavoro, Organizzazione e Sistemi Informativi -