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Studiare una comunità di auto-mutuo aiuto online

“man is an animal suspended in webs of significance he himself has spun”
Geertz D., 1973


La comunità online oggetto di questo lavoro di tesi è una comunità di auto-mutuo aiuto per chi soffre di fobia sociale, cioè di paura e profondo disagio nell’esporsi alle situazioni sociali.

Scegliere il modo più adatto per studiare una comunità di questo tipo è stato abbastanza naturale in quanto il tipo d’oggetto di studio, le domande specifiche a cui si propone di rispondere l’analisi e i tempi a disposizione per la ricerca, hanno permesso di eliminare alcuni metodi dalla lista.

Sicuramente non si poteva procedere con metodi di tipo statistico e con analisi di dati aggregati, dato che si tratta chiaramente di uno studio specifico di caso e che gli interrogativi di ricerca posti, cioè la volontà di individuare le pratiche condivise all’interno della comunità, presuppongono uno studio della cultura della comunità e, quindi, un approccio etnometodologico.

La citazione di Geertz posta all’inizio del paragrafo, afferma che l’uomo vive sospeso in reti di significati che lui stesso ha contribuito a tessere. Per capire quale sia la cultura di una comunità è quindi necessario scoprire quali siano queste reti di significati e come vengano tessute. L’affermazione di Geertz sembra particolarmente “internet-friendly” e adatta alle comunità online in cui la creazione di significato e l’agire stesso è sempre mediato dal linguaggio e si presenta nella forma della rete.

Con un tale oggetto di studio, si è preferito puntare ad ottenere quella che Geertz definisce una “thick description” (1983), cioè una descrizione, un’analisi, “densa”, “fitta”, in grado di rendere l’idea dei processi che formano le reti di significato e, quindi, la cultura e le pratiche della comunità in esame.

Inoltre, il fatto che si tratti di una comunità di Auto-Mutuo Aiuto fa sì che i partecipanti ai forum siano spesso molto gelosi del proprio anonimato, specialmente in forum che parlano di disagi psicologici personali.

Ciò presuppone una cura e un’attenzione speciale da parte del ricercatore nel trattare ed indagare tali temi, attenzione che si può effettivamente dare solo conoscendo a fondo la comunità tramite un approccio partecipante. Inoltre l’anonimato avrebbe significato la non sicurezza, o la mancanza, di quei dati fondamentali di stratificazione (età, sesso, provenienza geografica), tipici della survey statistica.

Come annunciato precedentemente per l’analisi di tale comunità di Auto-Mutuo Aiuto ho scelto di seguire lo schema generale di ricerca29 proposto da Sudweeks e Simoff (1999): una volta identificato il dominio (le comunità di Auto-Mutuo Aiuto online), e definiti gli scopi (indagare come all’interno di tali comunità si vengano a creare e si diffondano pratiche comuni), è stato il momento di definire il tipo di dati necessari e di raccoglierli.

Visto lo scopo dell’analisi, ho preferito optare per la scelta di un solo caso specifico, in modo da avere il tempo per poter “entrare” nella cultura della comunità e individuarne le pratiche.

Dopo uno studio esplorativo-descrittivo della realtà delle comunità di Auto-Mutuo Aiuto italiane30, e tramite un link di un sito indicato in tale studio, sono venuta a conoscenza del forum sulla fobia sociale. Il forum mi è sembrato adatto alla ricerca poiché aveva una sessantina di frequentatori abituali, una totalità di quasi 5500 messaggi, ed era legato ad un sito di approfondimento sulla fobia sociale e a una chat apposita: tutti indizi che potevano far presagire la presenza di una comunità di pratiche.

Avendo scelto di condurre uno studio di caso con un approccio qualitativo, la scelta tra i possibili metodi di questo approccio è stata guidata sia dalle condizioni contingenti di ricerca che dalla predilezione personale. La decisione di usare un approccio multi-metodo, utilizzando contemporaneamente la lettura del testo online, l’osservazione partecipante e le interviste ai membri della comunità, è stata presa in quanto questi tre metodi mi sono sembrati i più adatti sia alla dimensione online, che allo studio di una comunità particolare come una comunità di Auto-Mutuo Aiuto.

Solo quando la fase di raccolta e analisi dei dati era terminata da tempo ed avevo già praticamente finito la stesura del presente testo, sono venuta a conoscenza dell’articolo di Thomsen et al. (1998), nella quale gli autori analizzano le peculiarità dello svolgere uno studio etnometodologico su comunità online, proponendo come metodologia appropriata proprio una “triangolazione multi-metodo” di analisi del testo e del discorso, osservazione partecipante prolungata e interviste qualitative con i membri (Thomsen et al., 1998: 17).

Per quanto riguarda l’analisi dei testi, la ricerca qualitativa, soprattutto nell’ultimo decennio, ha offerto numerose innovazioni e strumenti informatici, come software appositi31  che tendono ad aumentare l’ispezionabilità della base empirica, essendo in grado di gestire un’enorme quantità di dati di tipo testuale ed etnografico (Paccagnella, 1997c).

L’uso di questi software è stato evitato in questa ricerca, in parte perché non si disponeva di tali mezzi ma, soprattutto, perché si è preferito optare per una tecnica etnografica più classica.

L’uso di questi software può, infatti, essere molto utile per la loro potenza di gestione dei dati, ma in una ricerca su una comunità online ciò può risultare rischioso.

In questo caso, infatti, il ricercatore ha a disposizione l’intero corpus di dati già in formato digitale e non deve far altro che copiarli sulla propria memoria e predisporli perché vengano “scansiti” dal programma. Certo l’analisi vera e propria verrà svolta dal ricercatore e non dal computer ma, a differenza dei casi in cui i testi debbano essere digitati parola per parola per inserirli nel computer, capita che il ricercatore non legga l’intero corpus di dati, scartando a priori quelli che non hanno apparentemente nulla a che fare con quello che egli cercava.

In un’analisi che si prefigge di cogliere, per quanto possibile, la cultura di una comunità e le sue pratiche, si è quindi preferito optare per il lungo lavoro di lettura di ognuno dei 5500 post che compongono il forum sulla fobia sociale, e che coprono un periodo di un anno e mezzo di comunicazione online.

Contemporaneamente alla fase di lettura e di analisi dei dati testuali, ho proceduto anche alla fase “partecipante” di studio “sul campo”: dopo un breve periodo di “lurkaggio”, cioè di sola lettura del forum senza contribuire con messaggi, ho deciso di partecipare presentando me stessa e gli scopi della mia ricerca. Da lì è cominciato un periodo di circa due mesi in cui ho interagito con i partecipanti: con alcuni ho proceduto anche ad interviste in profondità online, alcune sul forum, altre in chat, altre ancora via e-mail32.

La scelta di optare per un metodo classico di raccolta ed analisi dei dati, piuttosto che di un metodo più tecnologico, sicuramente porta anche a degli svantaggi: per esempio i dati quantitativi raccolti sono molto pochi e più che altro di tipo informativo-descrittivo, inoltre non verranno presentate medie o percentuali di post che trattano di un determinato argomento, oppure analisi della frequenza delle connessione e del traffico delle informazioni, o mappe della rete sociale della comunità.

Certamente, se il tempo e le risorse a disposizione fossero stati maggiori, sarebbe stato interessante affiancare alla ricerca puramente qualitativa anche una parte più  quantitativa, come proposto dal metodo CEDA.

Per quanto riguarda l’analisi di tutti i dati testuale raccolti, cioè l’insieme dei post del forum, alcune sedute di chat e le interviste ai membri, ho utilizzato un metodo simile a quello delle istanze presentato nella sezione 4.2.3.. Ho letto tutta la mole di dati una prima volta in cerca di quei momenti significativi, densi, in cui era particolarmente evidente l’espressione di una pratica, di un elemento culturale, di un rituale, ma anche di un mutamento o sconvolgimento della cultura e delle pratiche consolidate. Questa prima lettura mi è anche servita per “entrare nel mondo” della comunità e cominciare a capire il passato e le fonti delle situazioni che io stessa stavo vivendo, partecipando al forum insieme agli altri membri.
Una volta individuate le parti di testo più significative, ho proceduto all’analisi di queste con l’intenzione di provare ad individuare il processo di creazione della cultura, dell’identità e delle pratiche della comunità, ma anche il loro cambiamento nel tempo, e come tutto quest’insieme di conoscenza venisse trasmesso ai nuovi membri.

Durante questa seconda lettura sono sorti quesiti e curiosità di ricerca sempre nuovi, nuove categorie e nuovi concetti da indagare. Come si può notare questo modo di procedere è molto simile alla Grounded Theory, in quanto la teoria emerge man mano dall’analisi e non si tratta di testare ipotesi già formate a priori: i concetti stessi da utilizzare si formano mentre il ricercatore analizza i dati.

Va però precisato che non ho utilizzato in maniera precisa la procedura che contraddistingue la Grounded Theory, cioè la creazione di categorie, la loro etichettatura, l’inserimento del testo inerente sotto ogni categoria e l’analisi di tale testo in modo da arrivare ad una definizione del concetto corrispondente e delle sue relazioni con gli altri.

La mia analisi è stata solo ispirata dai principi della Grounded Theory, e ha utilizzato tecniche e strumenti vari, tipici della ricerca qualitativa in genere.

Circa un anno dopo il primo periodo di lettura ed osservazione partecipativa, ho proceduto ad una seconda fase di ricerca. Per circa quindici giorni sono tornata sul campo per vedere l’evoluzione della comunità e, soprattutto, per capire se la tipologia di pratiche che avevo delineato nella prima fase fosse ancora valida, e come si stesse evolvendo.

La sorpresa è stata grande quando, appena entrata nel menù principale, ho scoperto che il forum non solo era ancora attivo ma si era ingrandito: i membri erano saliti a circa 190, di cui circa la metà particolarmente attivi, e c’erano due nuove sezioni del forum.

Ciò dimostrava che la comunità di AFS non solo non era scomparsa, come capita a molti forum online, ma si era rafforzata e continuava a vivere in rete.

A tale evoluzione e, soprattutto, a come le pratiche e la cultura della comunità sono cambiate è dedicato il capitolo 10.




29  Vedi Figura 2
30  Studio esplorativo svolto da Sara Degli Esposti nel Novembre 2002.
31  Tra i più noti, citiamo ATLAS, HyperResearch e Nudist, che vengono utilizzati per l’analisi del contenuto testuale di documenti, testi di interviste, etc. In parole povere, il loro funzionamento si basa sulla ricerca in tutto il corpus di dati  testuali di determinati termini o insiemi di termini indicati in precedenza dal ricercatore, per poi proporre quelle parti di testo inerenti alla parola cercata. Il principio è simile a quello dei motori di ricerca, ma in questo caso vengono offerte anche possibilità di studiare le possibili relazioni tra i dati.
32  Per il testo delle domande poste in tali interviste si veda l’Appendice.


Tesi di Laurea:
"Apprendimento e pratiche in una comunita’ virtuale di auto-mutuo aiuto. Ruolo della tecnologia nel sistema sociale di apprendimento di una comunità AMA online."

di Francesca Menegon


- Università degli Studi di Trento -
- Facoltà di Sociologia -
- Corso di Laurea Specialistica in Lavoro, Organizzazione e Sistemi Informativi -