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Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione

Con la nascita del world wide web [1], che lentamente ha avvolto nella sua ragnatela istituzioni, soggetti ed attività, si è andato affermando un nuovo ambiente comunicativo, in cui la comunicazione tra società politica e civile sembra essere più facile, più diretta.

L’uso delle ICT non modifica solo il rapporto tra politica e cittadini, ma incide soprattutto sul funzionamento e la natura stessa del sistema politico. Si assiste ad un uso sempre più frequente delle più accorte tecniche della comunicazione da parte dei politici, particolarmente durante le campagne elettorali, per imporre la propria immagine.

Questo dimostra che il sistema della comunicazione ha una sua autonoma capacità di legittimazione politica, di creazione di una sfera politica capace di reagire con estrema rapidità ed efficacia sull’insieme del sistema (Rodotà, 1997, pp.15-20). In tal senso possiamo prendere come esempio le vittorie politiche legate all’uso dei media, di Berlusconi (Italia, 1994) e di Perot (USA, 1992).

Questi incarnano la figura del cosiddetto political outsider (Caniglia, 2000), un soggetto esterno al mondo della politica che, maturando diverse esperienze nei propri campi di attività (Berlusconi – imprenditore in vari settori tra cui quello televisivo e quello editoriale; Perot – imprenditore in campo informatico), riesce ad entrare nel mercato politico.

Il candidato diventa il messaggio stesso della proposta politica, il prodotto da piazzare ad un pubblico di consumatori sempre più indifferenti e quindi sempre meno raggiungibile attraverso l’utilizzo dei tradizionali strumenti di campaining.

Gli elementi comuni riscontrabili nei casi delle vittorie di Berlusconi e Perot sono: un consistente uso dei media, l’impiego delle nuove tecnologie, l’adozione di un programma “antipolitico” e una grande disponibilità di ricchezza.

Ulteriore elemento di comunione sta nella strutturazione della campagna elettorale in una strategia in quattro fasi: una fase di preparazione della campagna (in cui si organizza la gestione stessa della campagna), una di precampagna (in cui i sondaggi sono lo strumento principale per conferire credibilità alla candidatura), una di conquista della centralità nell’agenda dei media e nei sondaggi, e una fase finale (la campagna elettorale ufficiale). Nel caso di Berlusconi la possibilità e la scelta di puntare principalmente sullo strumento televisivo gli hanno permesso di mantenere una forte attenzione e visibilità, il che a sua volta ha innescato un effetto di focalizzazione (che in fondo gli ha permesso di vincere le elezioni).

Nel caso di Perot, che oltre che sui media tradizionali ha puntato molto sui new media, essendo stato prima imprenditore in questo campo, l’effetto di agenda setting [2] e quello di focalizzazione hanno prima contribuito ad attribuirgli credibilità e visibilità e poi ad escluderlo dalla contesa elettorale. Il sondaggio diventa lo strumento per eccellenza, presente in maniera determinante in ogni fase di queste nuove strategie elettorali. Negli specifici casi i sondaggi ricoprono tre funzioni principali: 1) posizionare il candidato al centro dell’attenzione dei media; 2) attribuire credibilità al candidato come potenziale vincitore; 3) mobilitare forme diverse di partecipazione alla campagna elettorale, dai contributi finanziari, alla partecipazione attiva, fino al semplice sostegno (Caniglia, 2000).

Le esperienze di Perot prima, e Berlusconi dopo, hanno evidenziato come negli ultimi anni la politica - e i politici in particolar modo – abbiano saputo utilizzare e sfruttare le potenzialità offerte dai new media, soprattutto per quel che riguarda l’interattività, che ha permesso di stabilire un contatto diretto con i cittadini.

In assenza di una struttura organizzativa sulla quale contare, diversi soggetti hanno investito da subito sulle nuove tecnologie di comunicazione, creando nel cyberspazio quella rete di relazioni che gli mancava nel mondo reale.

Nel nuovo ambiente comunicativo, l’interazione tra diversi soggetti non avviene più attraverso il modello proprio dei media tradizionali – il modello comunicativo one-to-many o unidirezionale – ma attraverso un nuovo modello di comunicazione, quello definito many-to-many o bidirezionale.

Ogni processo comunicativo bidirezionale assume la forma del dialogo: vi sono molti mittenti e molti destinatari che possono scambiarsi di ruolo. In questo caso siamo di fronte ad un intervento diretto in cui si registra un rapporto di parità tra tutti i soggetti coinvolti.

Il modello unidirezionale, invece, prevede un unico mittente che produce il messaggio, molti destinatari che non possono fare altro che riceverlo e decodificarlo (ricezione passiva); in tal caso il dialogo, lo scambio comunicativo non sono possibili. Si può sostenere, così, che si è passati da un modello broadcast – diffusione dei messaggi da uno a molti - ad un modello netcast – diffusione dei messaggi a rete.

Per comprendere tale passaggio basta prendere in esempio la televisione generalista, che appunto si basa sul modello broadcast, e pone in relazione l’emittente, che cerca di soddisfare le varie aspettative dei destinatari, con i destinatari stessi, che vengono invitati a ricercare qualcosa di loro gradimento all’interno dell’offerta.

Per accogliere le segmentate richieste del pubblico, si è affermata la televisione tematica, basata su un’offerta specifica. Il modello netcast, per questo, rappresenta una risposta di diversificazione dell’offerta elaborata dagli stessi destinatari.

Tale modello si realizza perfettamente in rete, dove la targettizzazione dell’offerta diventa un’operazione estremamente semplice, che può addirittura arrivare alla personalizzazione delle pagine di un sito web secondo le esigenze del navigante [3].

Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -