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Le reti civiche e la cittadinanza elettronica

Le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione, se davvero riusciranno ad arricchire la democrazia, lo faranno soprattutto dando più opportunità ai cittadini a vari livelli, mettendoli al corrente delle decisioni che si stanno per prendere, dandogli la possibilità di intervenire nei processi decisionali con proprie proposte alternative. Interventi questi, resi possibili dalla costituzione delle reti civiche, primo passo, ancora molto approssimativo ma importantissimo, verso la direzione di una partecipazione più attenta alla vita politica.

Le reti civiche svolgono alcune funzioni fondamentali, come: promozione dell’immagine della città e dei servizi dell’amministrazione civica, diffusione informazioni ai cittadini, luogo di dibattito, canale di partecipazione alle decisioni politiche locali.

Prima di analizzare l’utilizzo delle reti civiche come canale di partecipazione democratica, vanno individuati tre momenti fondamentali del rapporto tra istituzioni politiche e cittadini (Provasi, 1999): primo, il momento informativo, dove le informazioni rilevanti al fine di una decisione vengono reperite, organizzate e fatte circolare, per permettere così, la creazione di un’opinione; secondo, il momento valutativo, durante il quale il cittadino interpreta le informazioni disponibili attraverso il dibattito e la dialettica, fino al formarsi di un’opinione critica fondata; in ultimo abbiamo il momento deliberativo, attraverso il quale l’istituzione decide quale azione politica attuare.

Le ICT possono intervenire in ciascuno di questi momenti migliorando la qualità, la quantità e la tempestività dei dati distribuiti (siti web informativi), favorendo il dibattito e lo scambio di opinioni (newsgroup, liste di discussione), permettendo l’espressione diretta della volontà dei cittadini (telesondaggi, televoto).

Per ognuno dei tre momenti sono state individuate delle problematiche.

Un primo ostacolo sta nelle resistenze che spesso le burocrazie amministrative oppongono ad una distribuzione generalizzata di informazioni politicamente rilevanti. Il controllo delle stesse, infatti, è sempre stata la principale fonte di influenza e potere delle burocrazie pubbliche ed è per questo che esse si oppongono all’introduzione di soluzioni tecnologiche che possano modificare la base stessa della loro ragion d’essere. Un secondo problema riguarda le effettive possibilità di accesso da parte dei cittadini, che come già è stato detto, deve essere universale e libero per tutti.

Ulteriore difficoltà concerne il momento della formazione di un’opinione critica fondata: in tal caso si tratta di analizzare quello che viene definito “pregiudizio tecnocratico” (ivi, p.2), alla base del quale vi è l’idea che conflitti ed errori che affliggono i processi deliberativi siano da imputarsi principalmente, alla mancanza di conoscenza circa i dati forniti. In ultimo il momento deliberativo.

In molti casi si sono intese le reti civiche come uno strumento fondamentale di espansione della democrazia diretta in quanto opposta a quella rappresentativa.

I cittadini informati dovrebbero essere messi nelle condizioni di decidere direttamente, trasferendo così il potere decisionale al popolo, sottraendolo ai politici di professione e al sistema di intermediazione delle associazioni e dei partiti.

L’era dei mezzi di comunicazione di massa e la complessità della politica globale hanno spostato progressivamente il baricentro verso forme di democrazia che può essere definita “proliferante” (Berardi, 1996, p.132), intendendo con ciò la proliferazione di comunità con carattere non vincolante e temporaneo.

Ogni comunità si costituisce sulla base della condivisione di un interesse, di un linguaggio, senza però imporre un vincolo di appartenenza.

La democrazia proliferante, definita da Berardi, rappresenta il principio della dissoluzione dello stato, dato che l’esistenza stessa dello stato implica l’appartenenza dei cittadini ad una comunità obbligatoria.

Le nuove tecnologie creano le premesse per un superamento dei modelli di aggregazione. Non è più necessario essere in un determinato posto per esercitare un’azione comunicativa. Il principio della riproducibilità digitale dei segni, dei messaggi e perfino della voce e delle immagini, preludono ad una dissoluzione del luogo concreto.

Lo sviluppo tecnologico pone così le basi per uno sgretolamento del pubblico e della società di massa, creando le premesse per la proliferazione di comunità elettive che funzionano secondo un modello di tipo reticolare e non più piramidale.

Quando si dice che la nostra società segue dei processi di “decisione piramidale”, significa che, anche quando c’è la partecipazione di vari soggetti individuali o collettivi, il processo è comunque definito da coloro i quali si trovano “a capo” della piramide: anche se alla base ci sono molte persone che dicono la loro, l’insieme di tutti gli attori si restringe progressivamente.

Il passaggio da una decisione di tipo piramidale a una decisione in rete moltiplica le possibilità di intervenire, valorizza i punti di vista personali favorendo la partecipazione democratica dei cittadini alla vita pubblica delle comunità, creando così, uno scambio che, pur prevedendo un momento di sintesi finale, lo raggiunge dopo essersi arricchito della discussione in rete (Rodotà,1996).

Da qualche anno, alcuni comuni italiani hanno istituito delle reti civiche che forniscono libero accesso ai servizi telematic [1].

Le reti digitali di collegamento permettono alle persone con comuni interessi di utilizzare i mezzi necessari per unire le proprie forze, condividere informazioni e organizzarsi per influenzare la politica.

Anche J.S.Brown, infatti, afferma che “se usate con attenzione, queste nuove tecnologie possono dare alla società intera l’opportunità di coinvolgere sempre più persone nella vita democratica con modalità completamente nuove [...] La tecnologia dei nuovi media elettronici dà realmente la possibilità di aumentare il potere della gente comune…” (cit. in Grossman, 1997, p.183)

Questi nuovi spazi possono, dunque, allargare la cerchia della partecipazione democratica, migliorare il rapporto cittadini-istituzioni e divenire il luogo in cui i membri delle comunità si incontrano e rendono visibili i loro bisogni.

Alla disaffezione per la politica si affianca sempre più un certo movimentismo, espressione del desiderio di trovare dei veicoli di azione politica alternativi a quelli partitici della mediazione classica.

Questo per accrescere i propri diritti e combattere le disuguaglianze. Parallelamente a questa spinta democratizzante, lo sviluppo delle ICT inizia a rendere possibile l’ipotesi di partecipare direttamente al processo decisionale o, almeno, di poter influire, incidere sull’azione politica.

Inizia così a costituirsi la cosiddetta cittadinanza elettronica, termine che non indica solo il rapporto esistente tra una persona ed il territorio, ma vuol definire l’insieme delle condizioni perché la persona possa godere della pienezza dei diritti fondamentali e partecipare al funzionamento del sistema politico. La cittadinanza definisce ormai le modalità di inclusione di ciascuno nel processo democratico (De Rosa, 2000).

Nata come estensione della democrazia partecipatoria, alla cui base vi è l’idea che cittadini non si nasce ma si diventa, la cittadinanza elettronica allarga la visione partecipatoria della democrazia stessa ai servizi di educazione alla cittadinanza e al diritto di accesso ai nuovi media, quali strumenti in grado di potenziare l’azione diretta dei cittadini. Al diritto di cittadinanza elettronica è demandato il compito di ridurre il gap tra sfera pubblica e sfera privata e, più importante, tra haves e have nots dell’informazione.

Ogni limitazione al libero accesso all’informazione si può quindi configurare come un caso di limitazione della cittadinanza e, quindi, della democrazia.

La cittadinanza elettronica ridefinisce le modalità di inclusione di ciascuno in un processo democratico fluido e continuo, che vede la partecipazione dei cittadini non più confinata al solo momento della decisione finale, ma pienamente attiva in ogni sua fase (Rodotà, 1997).



[1] Una di queste è il progetto IPERBOLE (Internet per Bologna e l’Emilia Romagna), rete civica appunto bolognese, nata nel 1995, che consente ai cittadini ed associazioni l’accesso alle infinite informazioni riguardanti l’ambito municipale e provinciale. Il front office, lo sportello della rete civica, è il servizio terminale all’utente, presso il quale si ottengono gli account gratuiti alla rete civica e ad Internet, il software di collegamento, informazioni dettagliate sul funzionamento del servizio, un aiuto tecnico assieme ad un’alfabetizzazione di base.


Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -