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Politica e potere: l’e-democracy

Una temuta conseguenza della diffusione delle ICT concerne la possibile minaccia nei confronti dell’attuale distribuzione del potere e del suo equilibrio, essenziale nell’organizzazione democratica, sia in relazione ai rapporti di potere istituzionali di tipo verticale - tra governi centrali e locali - , che di tipo orizzontale - tra i diversi settori della pubblica amministrazione.

La condivisione del potere, infatti, rappresenta uno degli aspetti sociali più importanti nella costruzione e nell’uso delle reti, poiché i media non sono affatto neutri, né tecnicamente né politicamente (Dijk, 2002).

La struttura della rete permette insieme centralizzazione e decentramento, poiché il centro, i nodi e i terminali possono essere connessi in diverse maniere; la rete stessa, favorendo l’accentramento delle informazioni, tende a rafforzare apparentemente l’organizzazione centralizzata, all’interno della quale è il centro che si rafforza nei confronti della periferia. Con l’applicazione della telematica e dell’informatica, l’influenza della tecnologia sui processi di concentrazione o decentramento del potere appare diversa.

Le ICT, infatti, permettono una accessibilità e una diffusione finora impensabili, rappresentano elementi importanti per l’accesso effettivamente diffuso, per la trasparenza dei processi decisionali; rendono possibile l’interazione con qualunque periferia e tra le periferie, organizzando la comunicazione in forma reticolare, priva di un centro e di una qualsiasi gerarchia funzionale.

Va considerato comunque, che non è solo l’accesso all’informazione o alla conoscenza che è importante, ma soprattutto l’essere nella giusta posizione per adoperarle: “le persone che non hanno la capacità di usare l’informazione sono senza potere” (ivi, p.105).

Avere a propria disposizione conoscenza o informazione è perciò una condizione necessaria ma non sufficiente per il possesso del potere.

Avere una posizione che permette di decidere le condizioni organizzative e tecniche per la costruzione e l’uso delle reti, è uno dei più importanti elementi di potere che si possono ottenere nella società delle reti: questo vale ad ogni livello, da quello che implica un’equilibrio di potere tra governi e cittadini, al livello delle organizzazioni, fino a considerare gli effetti diretti di come le comunicazioni mediali stanno alterando l’equilibrio dei poteri tra gli individui.

Vi è anche il timore che sia proprio la diffusione e la facile fruibilità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, a costituire un pericolo per la democrazia rappresentativa, rendendo superflua la rappresentanza per una popolazione informata e in diretto rapporto con la pubblica amministrazione che, attraverso l’effettuazione di continui sondaggi, può conoscere perfettamente l’opinione degli eletti che dovrebbe rappresentare. Risulta evidente che le ICT rinforzano molto la posizione di ciascun ente che le adotta, e se si immagina che altri non le adottino, è ragionevole prevedere situazioni di disparità.

Il fatto è che non vi è ragione perché alcuni non le adottino, dati i costi ridotti e la disponibilità della rete. Ecco perché si ritiene che l’innovazione tecnologica non rafforzerà particolarmente il centro, ma, al contrario, potrà consentire alle collettività locali potenzialità prima sconosciute.

Nel caso della democrazia “on line” non sembra ancora essere pronto il momento per delineare un quadro di riferimento concettuale o per identificare regole e procedure formali specifiche.

Non si può parlare di un fenomeno definito nelle sue evoluzioni e caratteristiche: la democrazia si sta sviluppando pian piano in e dalla rete, in e da Internet.

La democrazia che si sviluppa nella rete si espande in molteplici direzioni; essa riguarda: i nuovi diritti di cittadinanza telematica e di informazione, l’equodistribuzione delle risorse, la trasparenza, la libertà di espressione, la discussione, il confronto, la partecipazione, la progettazione di spazi “sociali”.

Ancora oggi non si è raggiunto un ritorno alle origini della vera natura della democrazia, in cui tutti possono esprimere le proprie volontà e bisogni, discutendo e affrontando il confronto; i soli in grado di rivitalizzare la stessa vita democratica, aprendone le porte in modo universale, siamo noi cittadini, cercando di impegnarci maggiormente verso una reale ed attiva partecipazione politica.

Questo può essere raggiunto nel momento in cui la cittadinanza diventerà attiva, intendendo con tale termine, non un nuovo modello di rappresentanza, quanto piuttosto una riproposizione di nuove forme di cooperazione attiva, co-progettativa e co-decisionale ai momenti ideativi, di strutturazione e deliberativi dell’azione pubblica all’interno di un più generale discorso di rinnovamento del complesso assetto dello Stato (Ufficio Studi del Ministro per l’innovazione e le tecnologie, 2003, pp.140-145).

Trasparenza, diritto all’informazione e all’accesso oggi devono essere affermati anche nei confronti dell’attività strettamente politica svolta dai partiti e nei confronti del potere privato, per evitare che, in seguito alla riduzione dell’influenza dei partiti nella società e all’arretramento del potere pubblico, si abbia una elusione del controllo del cittadino sul potere reale.

L’utilizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione può trasformare i poteri tradizionali, innanzi tutto rendendone più semplice l’organizzazione, abbattendo le barriere delle distanze, risparmiando denaro e aumentando la produttività, e, infine, consentendo il contatto con il popolo senza necessità di mediazioni.

Spetta alla società vivere la tecnologia in modo utile, moderato e diffuso, ed ai pubblici poteri utilizzarla per accorciare la distanza con i cittadini, orientando strategie e comportamenti verso la soddisfazione dei bisogni di questi ultimi; in questo senso si può ritenere che riflettere oggi su tecnologia e democrazia significa affrontare i nodi veri del processo.

L’affermarsi delle nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione nei sistemi di relazione, di organizzazione e di esercizio dei poteri istituzionali, economici e culturali ha trasformato, nel tempo, la percezione della democrazia e delle sue funzioni.

Lo sviluppo delle ICT ha determinato la nascita di quella che si definisce e-democracy, ossia l’insieme di policy, strumenti e modelli tecnologici volti ad accrescere la partecipazione dei cittadini ai momenti di decisionali dell’azione pubblica, nell’ambito di percorsi di rivitalizzazione della sfera del confronto tra istituzioni pubbliche, rappresentanti politici e cittadini/elettori (ibidem).

Lo sviluppo dei processi di e-democracy dovrebbe pertanto portare ad un potenziamento delle configurazioni di trasparenza, accessibilità e dialogo; al consolidamento della pratica dell’ascolto dei cittadini come momento trasparente, misurabile, confrontabile e pubblicizzabile in ordine a molti aspetti connessi alla fiducia verso le istituzioni, alla conoscenza di attività funzionali e decisionali, al gradimento delle politiche e dei servizi, ma anche come momento rivolto alla comprensione delle priorità collettive e alla percezione dei bisogni di particolari fasce di cittadini.

Obiettivo della e-democracy è realizzare una democrazia capace di integrare i nuovi strumenti dell’informazione e comunicazione all’interno di percorsi di mediazione e rappresentazione delle istituzioni. Lontana, in tal senso, dal fascino della democrazia diretta e partecipata, la e-democracy rappresenta una formula innovativa di confronto con le problematiche delle democrazie rappresentative e parlamentari dell’epoca moderna – come la perdita di fiducia nelle istituzioni, la crescita del disinteresse politico specialmente tra i giovani, l’affermarsi di livelli decisionali non caratterizzati dai comuni percorsi di partecipazione democratica – che al contempo va a innestarsi in un processo di riordino dell’intero assetto delle istituzioni nazionali.

Al centro di tutto, ovviamente, vi è il cittadino, che da fruitore e utilizzatore, in veste collettiva, di pubblici servizi, diviene potenzialmente e “personalmente” partecipe della gestione della cosa pubblica. Questa tendenza, che vede l’individuo avvicinarsi sempre di più al ruolo vero di cittadino attivo e il sistema di rappresentanza politica sempre più lontano dalla reale volontà espressa dalla cittadinanza, viene sostenuta dalla nascita di nuovi spazi comunicativi capaci di potenziare nuove forme di partecipazione politica e sociale, nuovi canali di relazioni tra istituzioni e cittadini.

Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -