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ICT e cambiamento

Le reti telematiche

Sancire il diritto alla libertà, per fare in modo che chiunque sia effettivamente messo nella condizione di esercitarlo, non è sufficiente per realizzare una cittadinanza attiva nell’era dell’informazione. Diventa necessario rivalutare non solo le libertà, ma anche la conoscenza, in quanto acquisizione intellettuale.

Il diritto di conoscenza diventa oggi, un diritto sociale che, insieme ai diritti politici e civili, dà consistenza al concetto stesso di cittadinanza.

Conoscenza e informazione rappresentano elementi sostanziali della piena cittadinanza individuale e una delle garanzie che valutano il livello di democrazia raggiunto da un’organizzazione sociale.

Nella società dell’informazione, caratterizzata da continui flussi comunicativi, l’assenza di un equo accesso agli strumenti che la producono, diviene segnale di disparità; per questo disparità nei livelli di conoscenza tendono a tradursi poi, in disparità sociali, non rendendo possibile la costituzione di quelle relazioni all’interno della rete che consentono l’instaurazione di una situazione di parità tra tutti gli individui, siano essi semplici cittadini o governanti (Sias, 2002, pp.92-94).

Il cittadino, desideroso di ricoprire un ruolo più vivo, attivo, deve essere messo in grado di poter realizzare una nuova partecipazione sociale, a partire dal livello locale, individuale, per passare poi ad un’azione comune globale.

Freschi (2002) definisce questa partecipazione “come il modo in cui le persone in forma individuale e/o collettiva prendono parte attiva in processi sociali fondamentali come la produzione, la politica, l’impegno civile, la promozione di istanze culturali, incidendo in modo significativo sugli esiti di questi processi” (ivi, p.20).

Così definita la partecipazione sociale determina la possibilità per l’individuo di divenire soggetto autonomo e cosciente che, godendo delle libertà fondamentali, riesce a non essere escluso dalla società, ma anzi contribuisce alla costruzione della stessa, partecipando ai processi democratici, intraprendendo azioni di propria iniziativa.

Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano, in questo contesto, un strumento di rafforzamento della partecipazione democratica, svolgendo una funzione importante, soprattutto per i soggetti sociali meno favoriti, esclusi dai flussi informativi, dal dibattito pubblico. Tali soggetti possono avere a disposizione preziose risorse comunicative ed informative che consentono una crescita del sapere di ciascuno a livello sociale, politico ed economico (ibidem).

La società in trasformazione si caratterizza per una forte crisi della politica e del ruolo del politico, che abbandona sia la sua funzione di regolatore, che quella di controllore sociale (Gallino, 2000).

La partecipazione, che si sviluppa nella rete telematica, assume le caratteristiche della stessa: si lega all’individuo e ai suoi interessi, ma è anche in grado di spostarsi ed ampliarsi verso piani collettivi e globali.

L’accesso all’informazione, alla conoscenza, alla comunicazione, la possibilità di fruirne come individui, e collettivamente, sembrano oggi diventati fattori essenziali sia per il rafforzamento delle opportunità individuali, che per quelle dei gruppi minoritari, svantaggiati o marginali, da sempre esclusi, al fine di poter prendere veramente parte al processo decisionale e democratico.

Ad ogni livello e in ogni ambito, riguardante l’individuo in prima persona, la sua identità, o anche la possibilità di influire realmente sulle decisioni politiche, attraverso l’azione di una collettività, l’accesso alle ICT, ai flussi comunicativi che la rete riesce a costituire e a diffondere, rappresentano una condizione essenziale e costitutiva della nuova partecipazione (Freschi, 2002, pp.40-42).

Le reti telematiche assumono una rilevanza centrale nella società dell’informazione, riuscendo a creare rapporti sociali che superano le tradizionali nozioni di spazio e di tempo, grazie ad uno degli elementi caratterizzanti la rete, ossia la continua e pervasiva circolazione delle informazioni.

Il sapere e la tecnologia sono dunque al centro di una trasformazione della società, che si manifesta nella definizione di nuovi profili delle disuguaglianze sociali, in conflitti inediti e nuove concentrazioni di potere. Grazie alle nuove tecnologie dell’informazione sembrano riemersi quegli spazi che permettono una “ripresa di controllo della società su se stessa” (Touraine, 1998, p.28), attraverso forme di partecipazione sociale e di politiche innovative.

Sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e in particolare dalla rete, risulta forse possibile ricostruire quella sfera pubblica di concezione habermasiana, dove il pubblico, i cittadini tutti, possono partecipare direttamente, esponendo le proprie posizioni ed opinioni, proponendo proprie soluzioni in relazione ai temi del dibattito, determinando così, la possibilità di “autorganizzazione” (Freschi,2002), ossia la possibilità di organizzarsi in modo autonomo in un contesto limitato ad un gruppo e successivamente allargarsi verso quella che comunemente viene riconosciuta come sfera pubblica diffusa all’interno della rete.

Esclusione dalla sfera pubblica non significa solo emarginazione dal dibattito pubblico e dai meccanismi di formazione dell’opinione pubblica, ma anche difficoltà per individui e gruppi a riconoscersi, confrontarsi su istanze e identità affini, elaborare proposte, mobilitarsi.

Tale esclusione rappresenta una restrizione forte delle opportunità di organizzazione e partecipazione collettiva, un handicap tanto più pesante tanto più si è marginali, svantaggiati, minoritari (Gallino, 2000).

La rete telematica può essere sfruttata lungo direttrici differenti, in base all’esistenza di profili organizzativi più o meno specifici, che consentono diverse forme di partecipazione. Le ICT possono essere utilizzate semplicemente come un nuovo canale informativo, oppure la rete può caratterizzarsi per un uso maggiormente legato all’iniziativa personale, soprattutto a livello locale, in difesa dei diritti e delle libertà di ciascun cittadino, favorendo la nascita di nuove relazioni sociali, volte a dar voce a chi nel mondo reale non riesce a farsi sentire, ad una pluralità di pensieri diversi, legati dalla condivisione di stessi ideali (Lee, 1997).

La rete virtuale determina un effetto di accelerazione nella costruzione di legami e cooperazione tra gruppi diversi, permettendo una riduzione delle distanze esistenti e favorendo la conoscenza reciproca.

Cogliendo questo tratto essenziale della nuova partecipazione Castells (2000) pone l’accento sull’importanza che le reti virtuali danno alla dimensione locale.

“Collegandosi globalmente, le iniziative locali potrebbero rafforzare la propria autonomia e rappresentanza nei loro contesti locali. Questo è il motivo per cui potrebbero beneficiare di informazioni, supporto, risorse a legittimazione da fonti globali di solidarietà e collegamento, piuttosto che rimanere dipendenti esclusivamente dai loro legami locali” (ivi, p.154).

La rete telematica deve essere uno strumento di informazione, di riconoscimento delle identità e delle differenze, di organizzazione e mobilitazione, ma soprattutto di nuova partecipazione, partendo dalle realtà locali. Bisogna però, fare attenzione che essa non si trasformi in uno strumento nelle mani di un ristretto numero di persone; deve diventare uno strumento di incontro dove gli individui, tutti, possono avere la possibilità di confrontarsi e cooperare insieme, dove sia presente un flusso di informazioni semplici da interpretare, ma anche complesse ed articolate per i più informati, che richiedono informazioni sempre più specifiche, dove sia possibile costruire modelli organizzativi di tipo orizzontale.

Attraverso le reti telematiche e la familiarità degli individui con le varie applicazioni delle ICT, si potrebbe realizzare la profezia di McLuhan (1994) del “villaggio globale”: non nel senso che il mondo diventerà un unico paese, ma nel senso più concreto che il luogo di riferimento di ciascun individuo potrà includere più persone sparse su tutto il pianeta. Si tratta della costituzione di relazioni multiple, che indicano la qualità articolata e complessa del legami sociali che si possono formare in rete, che risultano ancora più evidenti nel momento in cui si guarda alle nuove tecnologie come ulteriori strumenti si conoscenza e di sviluppo, allo stesso tempo semplici e difficili da utilizzare.

L’uso sempre più diffuso delle applicazioni tecnologiche, modificando profondamente le modalità di relazione, di partecipazione e la percezione della realtà sociale, stimola crescentemente riflessioni e analisi sulla società che sta cambiando, sulle identità che si stanno creando all’interno delle comunità in rete; tali riflessioni devono, però, sempre tenere in considerazione l’esistenza di gruppi estranei totalmente o parzialmente al mondo del virtuale, che non possono sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle ICT perché penalizzati nella possibilità di conoscere quali sono le reali risorse a loro disposizione.



[1] La nozione di paradigma tecnologico viene elaborata da C.Perez, C.Freeman e G.Dosi (1988) in Technical Change and Economic Theory, London, Pinter. Tale nozione contribuisce alla definizione e all’organizzazione della natura dell’attuale mutamento tecnologico nel suo interagire con l’economia e la società.

[2] Rodotà (1996) afferma che: “L’analfabetismo tecnologico è un problema di uguaglianza. […] non si tratta semplicemente di mettere a disposizione del cittadino-consumatore una serie di servizi, di opportunità, di giochi, di intrattenimenti sempre crescenti. C’è una dimensione che riguarda proprio il suo essere cittadino, la dimensione dell’acquisizione delle informazioni, della partecipazione politica. Tutti quindi devono essere messi nella condizione di parità.”(ivi, p.6).

3] Politiche che “obbligano” il cliente ad utilizzare programmi ed applicazioni della stessa compagnia/azieda del software di base, poiché coperti da copyright, negando così la possibilità dell’open source. Letteralmente open source significa “codice aperto” e identifica tutti quei programmi e prodotti software la cui caratteristica è di non avere un copyright legato a licenze di case produttrici, ma di essere virtualmente disponibili all’uso libero. Nel caso di un sistema operativo, ad esempio, lo standard che la maggior parte di noi utilizza, Microsoft Windows, viene acquistato come licenza d’uso e quindi installato sui singoli computer o sui server autorizzati dal contratto di licenza; viceversa, un sistema operativo open source è generalmente disponibile a costo zero e usabile da tutti coloro che lo desiderino. Ovviamente, però, a certe condizioni. La regola di fondo, infatti, forse la più importante, dell’open source è quella che ha diritto di usare il software solo ed esclusivamente chi contribuisce a costruirlo. Dunque l’open source si caratterizza come la possibilità di usare programmi generici (e a volte anche applicazioni specifiche) in modo (quasi) gratuito se e solo se si partecipa in qualche modo alla loro costruzione – Linux rappresenta l’esempio per eccellenza.


Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -