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Le comunità virtuali

Negli ultimi anni si è molto dibattuto riguardo ai reali effetti emancipatori ed egualitari delle reti telematiche. Oltre alla questione generale della disuguaglianza nell’accesso, si è discusso sulla possibilità che le reti telematiche potessero favorire nuove modalità di relazione sociale nell’ambito delle cosiddette comunità virtuali, portando ad un rafforzamento della posizione e della partecipazione delle persone più svantaggiate. Tali comunità sicuramente possono favorire la nascita di diverse relazioni interindividuali che si sviluppano al suo interno, creando diversi ambienti comunicativi dove il cittadino può esprimere le proprie opinioni e posizioni.

Il cyberspazio crea i presupposti per la formazione di situazioni sociali diversificate per cultura, finalità, utilizzo degli strumenti di interazione, andando a favorire la nascita di relazioni in rete che possono mutare a seconda degli obiettivi, dei focus di attenzione, delle preferenze di ciascun individuo.

Le comunità virtuali rappresentano un sottogruppo entro le forme di relazioni sociali presenti nella rete virtuale. Bisogna però, distinguere fra comunità virtuali, come reti sociali da un lato, e dall’altro gruppi di affinità o di interesse sul tipo delle communities di clienti/utenti, che altro non rappresentano se non il risultato di una teoria aggiornata del marketing, per le quali il termine comunità appare solamente una forzatura (Carlini, 1999).

Nella sua analisi il principale ricercatore sulla sociologia di Internet, Wellman (1999), arriva a confrontarsi con la realtà attuale, sempre più filtrata e condizionata dalle nuove tecnologie, ponendo sullo stesso piano le relazioni sociali realizzate attraverso l’incontro fisico e i rapporti interpersonali che si verificano in un ambito virtuale.

Nelle sue conclusioni egli afferma come le comunità virtuali non debbano essere contrapposte a quelle fisiche, trattandosi di comunità diverse, con regole e dinamiche proprie, che interagiscono nell’ambiente virtuale con altre forme di comunità. La sempre crescente interazione e interdipendenza fra reale e virtuale contribuisce a creare per l’individuo un nuovo ambiente sociale, caratterizzato dall’appartenenza a molteplici reti di relazioni, fisiche e non, che determinano la nascita di quelle che Wellman definisce “comunità personali” di ogni individuo, ossia reti sociali caratterizzate da legami interpersonali informali, dove le nuove tecnologie, in particolare Internet e la multimedialità, finiscono con il modificare profondamente l’interazione sociale tra gli stessi individui. Sia le comunità di gruppo che le comunità personali funzionano on-line e off-line.

In base a tale prospettiva, le reti sociali sono sostituite dalle comunità, con le comunità su base locale a costituire una delle tante possibili alternative per la creazione e la conservazione delle reti sociali e con Internet a offrirne un’altra.

Gli utenti di Internet si uniscono a reti o a gruppi on-line sulla base di interessi e valori condivisi; con il tempo, molte che iniziano come reti strumentali e specializzate, finiscono per fornire sostegno personale, sia materiale che affettivo, verso chi ha bisogno, come le persone anziane o soggetti emarginati. Pertanto, l’interazione su Internet sembra essere sia specialistica/funzionale che generale/di sostegno, a mano a mano che l’interazione nelle reti espande lo scopo della comunicazione (ivi, pp. 125-130).

Il vantaggio della rete è che permette la costituzione di legami deboli con estranei, secondo uno schema d’interazione egualitario, in cui le caratteristiche sociali hanno meno peso nel frenare, o addirittura bloccare, la comunicazione. Infatti, i legami deboli facilitano il collegamento di persone con caratteristiche sociali differenti, determinando così, l’espansione dei legami sociali in una società che sembra allontanarsi sempre più dalla collettività e dall’impegno civico.

La comunicazione on-line favorisce una discussione disinibita, dando luogo a sincerità nel processo.

Per quanto riguarda l’impatto della comunicazione via Internet sulla vita sociale reale, Wellman ritiene che i timori di un’impoverimento della stessa siano infondati, poiché lo stabilirsi di legami deboli, o anche forti, nel virtuale possono rafforzare, più che sminuire, le relazioni “fisiche”. Le reti personali di relazioni diventano una delle possibili forme di aggregazione sociale nella società attuale; esse si estendono attraverso una molteplicità di ambienti sociali, rappresentano un’unione complessa, come la società in cui viviamo, all’interno della quale si confondono vincoli forti e vincoli deboli, individualismo e bisogno di confronto, scambio.

In definitiva le comunità virtuali, sono sì comunità, ma si differenziano da quelle “reali” dal fatto che non seguono gli stessi schemi di comunicazione e di interazione. Le comunità virtuali sono reti sociali interpersonali, gran parte delle quali basate su legami deboli, estremamente diversificati e specializzati, e tuttavia in grado di generare reciprocità e sostegno attraverso le dinamiche dell’interazione prolungata nel tempo.

Le comunità virtuali superano le distanze, presentano, normalmente, una natura asincrona, combinano la veloce disseminazione dei mass media con la diffusione pervasiva della comunicazione personale, ed inoltre vivono in comunione, e non in isolamento, dalle altre forme di socialità.

Sembra che le comunità virtuali favoriscano la comunicazione di alcuni gruppi oppressi nella società che diventano più inclini ad esprimersi apertamente grazie alla protezione che il mezzo offre (Castells, 2002, pp.413-415).

La rete e le comunità che si formano in seno ad essa, simboleggiano il luogo dove vengono confrontate e scambiate le identità di ciascuno, dove le somiglianze tra i membri rappresentano una delle condizioni essenziali per determinare quel comune senso di appartenenza e lo stabilirsi di legami significativi che permettono di sperimentare virtualmente il reale senso di comunità (Lavanco, 2001, pp. 50-51).

Nel momento in cui dall’interazione virtuale si passa ad un rapporto nella realtà, faccia a faccia, allora si realizza l’ipotesi di partenza, che vedeva la rete come un possibile strumento di rafforzamento della partecipazione e, quindi, della democrazia. La condizione di isolamento ed esclusione che caratterizza la realtà di alcuni individui, può ridursi attraverso l’utilizzo consapevole degli strumenti delle nuove tecnologie, che devono essere considerate, da tali soggetti, come opportunità di espressione formalmente riconosciuta (Freschi, 2002).

Internet, fin dalle sue origini, è stata, e continuerà ad essere, un formidabile contenitore di nuove forme di partecipazione diretta, dal basso, alla vita politica, sociale e civile, che poco ha da condividere con le forme di delega caratterizzanti la democrazia rappresentativa.

Le comunità virtuali (BBS [1], mailing list, newsgroup, weblog, ecc.) - che studiosi come Rheingold [2] (1994) e Castells (2002) considerano uno dei fenomeni “rivoluzionari” che hanno contribuito alla nascita della società dell’informazione – contribuiscono ad accelerare la dissoluzione dei legami fra società, identità culturali tradizionali e politica. Indeboliscono il potere dello stato nazione, accelerando i processi di deterritorializzazione e sviluppando forme di aggregazione sociale che non si fondano sull’appartenenza a contesti geopolitici e sulla condivisione di radici etniche, linguistiche e religiose, bensì sulla cooperazione volontaria fra individui che condividono determinati interessi, passioni e valori. Contribuiscono a dissolvere le appartenenze di classe, mettendo gli individui al centro di legami sociali che essi stessi costruiscono, seguendo gusti personali, opzioni ideologiche, e desideri. Partecipano alla formazione del mercato globale e ne modellano le stratificazioni: configurando nicchie di mercato articolate per età, appartenenza di genere, hobby condivisi; alimentando il consumo di servizi e prodotti che esse stesse “inventano”; sostenendo lo sviluppo delle imprese a rete che ne sfruttano l’intelligenza collettiva (Formenti, 2002, pp.4-5).

Per questo si parla anche dell’esistenza nella rete di gruppi di interesse, o comunità di clienti, soprattutto con la progressiva trasformazione di Internet in un grande mercato, all’insegna del commercio elettronico.

Dalle relazioni umane tra le persone, alle transazioni commerciali tra azienda e cliente. Poiché la gente attribuisce un particolare valore all’andare in rete e al sentirsi parte di una comunità, allora un’impresa che voglia fare profitti, deve cercare di raccogliere questi desideri e di creare attorno a sé, e ai propri prodotti, una comunità di clienti.

Per far ciò però non basta realizzare una buona pagina web, l’impresa deve cercare di aprirsi a interazioni vere con il suo pubblico, accettando critiche, seguendo consigli e praticando il massimo della trasparenza (Hagele e Armstrong, 1997).

La sensazione generale, però, è che le cosiddette comunità del commercio elettronico siano soprattutto una grande metafora, efficace per spiegare alle aziende che, se vanno in rete, dovranno prepararsi ad un’intensa dose di interazioni sociali. Simboleggiano una nuova applicazione del marketing nel virtuale, ma poco hanno a che fare con l’intenso dilagare di idee e sentimenti che caratterizza le diverse esperienze all’interno della rete (Carlini, 1999).

Le comunità virtuali sono delle realtà che, pur nella loro eterogeneità, condividono una serie di valori, principi e obiettivi: assicurare a tutti gli utenti un’assoluta libertà comunicativa, per esprimere le proprie idee, scambiare informazioni, dati e conoscenze; garantire che il flusso di dati, notizie e informazioni scorra in tutte le direzioni, senza incontrare filtri o censure politiche, ideologiche, religiose o di qualsiasi altro tipo; sostituire il paradigma “verticale” dei media broadcast - da uno a molti – con quello “orizzontale” – da molti a molti – della comunicazione via Internet.

Gli utopisti della e-democracy vedono in questi sviluppi l’annuncio di una rinascita democratica: Internet rappresenta il mezzo attraverso il quale eliminare la “politica spettacolo”, la personalizzazione della politica, che ha svuotato di significato le istituzioni della democrazia rappresentativa, anticipando il sorgere di nuove forme di democrazia diretta.

Questa visione tende a sottovalutare i rischi associati alle nuove forme di partecipazione dal basso alla politica, rischi legati alla scarsa maturità politica dei cittadini, all’ignoranza in relazione ai temi che vengono affrontati. L’attenzione si concentra spesso sulle manifestazioni di massa agevolate dall’uso intensivo delle nuove tecnologie, che ha reso possibile far confluire una massa di soggetti collettivi che esprimono culture, valori e progetti fortemente eterogenei; raramente però si assiste ad un’attenzione generale e collettiva verso piccole azioni, che coinvolgono un numero ristretto di soggetti e che, comunque, nascono sempre dal basso, come possono essere quelle intraprese da alcune comunità a livello locale. (Formenti, 2002, p.6).

Esaurite queste occasioni, le singole comunità tornano tuttavia a concentrarsi sulle loro specifiche issues culturali, politiche, ideologiche, ecc [3].

In conclusione, le comunità virtuali possono restrittivamente essere interpretate come reti sociali virtuali relativamente compatte e aperte.

La loro capacità di esaltare le attitudini proprie di ogni elemento che le costituisce, e la loro apertura verso l’esterno, verso nuove identità che possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi, rafforzano le possibilità di partecipazione sociale.

Le comunità virtuali, comunque, non sono l’unico modo per potenziare la partecipazione sociale, anche se è indubbio che rappresentino una risorsa importante soprattutto per quei gruppi svantaggiati dal punto di vista dell’accesso alle risorse informative, e che sono portatori di modelli culturali importanti che non riescono ad esplicitare nella realtà (Freschi, 2002).



[1] BBS (bulletin board system): Bacheche elettroniche; struttura per lo scambio telematico di informazioni, che vengono “affisse” alla bacheca, dove possono essere consultate dagli altri utenti.

[2] Rheingold (1994), in seguito alla sua esperienza diretta – reale e virtuale – di relazioni personali all’interno di una comunità virtuale, The Well, definisce così questo tipo di comunità: “Le comunità virtuali sono aggregazioni sociali che emergono dalla rete quando un numero sufficiente di persone si impegnano abbastanza a lungo in discussioni pubbliche, con un discreto feeling umano, creando delle ragnatele di relazioni personali nel ciberspazio” (ivi, p.333).

[3] Chiunque abbia un minimo di familiarità con il mondo delle mailing list, forum on line, newsgroup, ecc. sa che in queste piccole “repubbliche virtuali” regna, più che la democrazia diretta, l’interazione anarchica fra soggetti individuali, che entrano spesso in collisione reciproca, e che un minimo di coesione e il rispetto di determinate regole vengono garantiti esclusivamente laddove sia riconosciuta l’autorità di leader, i quali – moderando e mediando i conflitti, indicando obiettivi comuni, scegliendo amici e nemici esterni – svolgono il ruolo di “capi della comunità”. Come osserva Castells (2002), i soggetti della “Galassia Internet”, oscillano costantemente fra rivendicazione della propria “sovranità” individuale - che rifiuta per principio qualsiasi rapporto di subordinazione gerarchica - e autopercezione come nodi di una rete sociale che, per assumere consistenza simbolica, tende a “incarnarsi” nella figura di un leader (ivi, p.43).

Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -