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Il contesto europeo

Uno studio IDA  (Interchange of Data between Admistrations) guidato dalla Commissione Europea fa il primo punto della situazione sull’uso e sulle direttive di adozione del software open source da parte delle Pubbliche Amministrazioni dei paesi europei.

Nel 2001 l’uso di software a codice aperto nel settore pubblico si concentrava in gran parte nel campo dei server. In particolare, si registrava un ampio uso del server web Apache e del sistema Linux negli Internet hosts , mentre in ambito di reti intranet l’uso di componenti open source nei server si limitava ad un 8%, generalmente in sostituzione a soluzioni Unix proprietarie. L’uso di programmi open source in ambiente desktop risultava invece molto limitato (2%).

Nei casi in cui sono state adottate soluzioni open source, le caratteristiche percepite come determinanti per la scelta da parte dei managers IT del settore pubblico sono l’interoperabilità, la sicurezza, il rispetto degli standard e la funzionalità. La caratteristica del basso costo non emerge da questo studio come quella dominante, come si sarebbe potuto pensare.

Lo studio IDA  analizza la diffusione del software open source in sei paesi dell’Unione Europea: Belgio, Francia, Germania, Italia, Spagna e Svezia. Francia e Germania sono i paesi che fanno maggiore uso di questo genere di software all’interno del settore pubblico. In entrambi l’appoggio dei governi all’adozione di software libero è forte e si è concretizzato in una serie di direttive volte ad incoraggiarne l’uso, numerosi dossier e istruzioni per l’adozione, siti di informazione e centri di consulenza e intermediazione.

Le direttive francesi incoraggiano fortemente l’uso di formati aperti riconoscendo all’open source il merito di essere un’importante promotore di questi ultimi. Il rapporto Carcernac  del 2001 suggerisce esplicitamente l’adozione di software open source da parte delle Pubbliche Amministrazioni francesi e auspica il rafforzamento del ruolo dell’MTIC, un’organo di coordinazione inter-ministeriale per lo sviluppo dell’ICT nelle amministrazioni, molto attento al mondo del software a codice aperto.

In Germania il KBSt, un centro di competenza del Governo federale per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle Pubbliche Amministrazioni, ha diffuso una lettera in cui il software open source viene indicato come una valida alternativa alla situazione presente nelle amministrazioni al momento della sua redazione. Il Governo federale supporta esplicitamente il BerliOS Project , una struttura di mediazione per l’open source che si pone l’obiettivo di creare un momento di incontro tra sviluppatori open source, distributori, aziende e settore pubblico.

In Spagna il progetto Virtual MAP ha messo in  atto la sostituzione di vecchi sistemi Unix proprietari con delle piattaforme Linux in numerose reti interne di competenza delle Pubbliche Amministrazioni. Dobbiamo far notare come in questo paese l’uso di software open source ha preso piede, seppur in maniera limitata, in assenza di incoraggiamenti formali del Governo.

Nel 2001 si attesta un bassissimo uso da parte di Belgio, Italia e Svezia (nonostante l’altissimo numero di gruppi locali di utenti Linux) di software a codice aperto nelle amministrazioni. Fino a questa data l’attenzione dei governi in questo ambito è stata praticamente nulla.

Lo studio IDA  fornisce una serie di indicazioni sulle possibili iniziative governative in favore dell’adozione di software libero/open source. Se da un lato il supporto diretto, attraverso finanziamenti pubblici, viene indicato come un’iniziativa controversa, viene fortemente consigliato il supporto indiretto. Esso consisterebbe nella promozione di standard aperti, strettamente legati al movimento open source, nel finanziamento indiretto degli sviluppatori attraverso i finanziamenti alla ricerca scientifica e in particolare nella creazione di un quadro legale che protegga le libertà degli sviluppatori.

L’azione governativa dovrebbe concentrarsi nel limitare gli effetti negativi delle leggi riguardanti la proprietà intellettuale. Andrebbe soprattutto evitata l’introduzione dei brevetti sul software, che andrebbero a danneggiare il tessuto delle piccole imprese e in particolare il mondo del software libero/open source, ponendo delle barriere spesso insormontabili alla libertà degli sviluppatori.

Un sostegno indiretto al software libero è rappresentato anche da quelle iniziative tese a rinforzare gli effetti delle leggi sull’antitrust in presenza di casi di eccessiva dominanza.

Un esempio esemplare ci viene fornito dalla recente condanna alla Microsoft, confermata il 22 dicembre 2004, per abuso di posizione dominante. Oltre ad una ingente multa e all’obbligo di rilasciare una versione di Windows priva del lettore multimediale Windows Media Player, Microsoft è stata costretta a fornire, al fine di correggere la sua posizione, informazioni sui codici di interoperabilità che permettano ai software di altre aziende di comunicare con Windows. La sentenza nasce da un lavoro di collaborazione tra il Tribunale UE insieme al Samba Team, costituito dagli sviluppatori di Samba , e alla Free Software Foundation Europe, che hanno fornito la loro competenza tecnica e legale.

IDA suggerisce inoltre l’istituzione di un vasto archivio di pubblico accesso che collezioni il software creato dai governi per finalità interne, allo scopo di facilitare la nascita di versioni del software in uso migliorate e adattate alle esigenze più diverse.

Nel 2003 diversi paesi dell’Unione Europea hanno seguito la strada indicata dagli studi guidati dalla Commissione Europea e dagli esempi indicati da Francia e Germania.

La linea generalmente seguita da questi paesi, quali Finlandia, Slovenia, Danimarca, Olanda e Italia è quella di favorire e in alcuni casi imporre standard aperti per i documenti, richiedere la disponibilità dei sorgenti (quantomeno ad uso delle Pubbliche Amministrazioni, se non per tutti) e infine considerare l’open source un’alternativa valida al modello proprietario.


Tesi di laurea in Sociologia della Comunicazione:
"Il software libero Open Source. Una dimensione sociale"

di Andrea Todon


- Università degli Studi di Trieste-  
- Facoltà di Scienze della Formazione -
- Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione -

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