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Creative Commons

Il progetto Creative Commons  nasce nel 2001 dall’iniziativa di un gruppo di persone guidato dai giuristi Lawrence Lessig, James Boyle e Michael Carrol, insieme con l’esperto informatico Hal Abelson e l’editore Eric Eldred, e viene sostenuto da finanziamenti della “Stanford Law School” e dal “Center for the Public Domain”.

Creative Commons è un’organizzazione no-profit che ha l’obiettivo di fornire licenze legali destinate a opere dell’ingegno che permettano all’autore la possibilità di riservarsi alcuni diritti e allo stesso tempo rilasciarne altri ai fruitori.

Le licenze proposte da Creative Commons prendono diretta ispirazione dalla licenza GNU GPL messa a punto da Richard Stallman, fondatore della Free Software Foundation. Esse propongono diversi gradi di “libertà” per quanto riguarda l’uso e la fruizione delle opere rilasciate in questa forma e tutelano diversi tipi di opere: registrazioni audio, video, testi, immagini e risorse per l’educazione.

Il meccanismo di queste licenze si basa sul copyright: l’autore si assicura attraverso di esso la paternità dell’opera garantendo ai fruitori svariati diritti, quali la possibilità di ridistribuire l’opera in forma completa e la possibilità di distribuirne versioni derivate (previa citazione della fonte). Esistono licenze che autorizzano, pur conservando intatta la possibilità di copia e ridistribuzione per tutti, gli usi commerciali di un’opera e altre che invece li restringono.

Una delle licenze CC (Creative Commons) più diffuse, denominata “Attribution-ShareAlike-2.0”, è la trasposizione della GNU GPL al di fuori del campo del software. Essa permette la distribuzione dell’opera al pubblico, la creazione di opere derivate, l’utilizzazione a scopi commerciali a patto che si rispettino due condizioni: la paternità dell’opera deve essere riconosciuta all’autore originario e tutte le opere derivate devono essere rilasciate sotto la stessa licenza.

Contemporaneamente alla diffusione delle licenze CC sono nati diversi circuiti di aggregazione che rilasciano l’intero materiale raccolto sotto quest’ultime. Siti web come Opsound , comunità di musicisti in rete e netlabels (ovvero etichette di produzione musicale sul web) collezionano un grande quantitativo di musica coperta da licenze Creative Commons. Alcune di queste, come Magnatune , hanno elaborato una vera e propria strategia commerciale attraverso la vendita online e per via postale delle registrazioni ma consentendone la copia e la redistribuzione purchè a scopo non commerciale e richiedendo invece il pagamento di una quota per l’utilizzo a scopo commerciale. Il vasto Internet Archive , invece, fornisce spazio web per tutte le opere rilasciate sotto dominio pubblico o sotto licenze Creative Commons.

Recentemente il progetto Creative Commons ha guadagnato ampia visibilità grazie all’appoggio di personalità del mondo dello spettacolo e dell’industria discografica. Nel novembre 2004 il Ministro della Cultura e artista brasiliano Gilberto Gil, durante la conferenza del “Software Livre” di Porto Alegre, ha presieduto al lancio della versione brasiliana delle licenze. La rivista americana di tecnologia e cultura Wired ha distribuito “The Wired CD: Rip. Mix. Sample. Mash. Share”, un cd audio contenente registrazioni create da artisti conosciuti in ambito internazionale che hanno deciso di rilasciare le loro creazioni sotto licenze CC, incoraggiando esplicitamente la produzione di opere derivate da parte del grande pubblico. La BCC, nel maggio 2004, ha annunciato la nascita del “Creative Archive”, un’archivio di materiale audiovisivo interamente basato sul sistema di licenziamento Creative Commons. L’intento dichiarato di questa iniziativa è quello di stimolare la crescita della cultura creativa in Inghilterra e allo stesso tempo incoraggiare la produzione di programmi derivati che potranno essere riutilizzati all’interno della programmazione dell’emittente. 

Il quadro legale fornito dalle licenze Creative Commons pone le basi per un modello di condivisione della conoscenza mirante alla creazione di un vasto repertorio di opere dell’ingegno, fruibile e (spesso) modificabile da tutti, che andrebbe a costituire una risorsa importante soprattutto per piccole case di produzione video e audio,  Internet radio, creatori di pagine e contenuti per il web, associazioni no-profit ed enti educativi.

Il movimento free software/open source non ha rappresentato soltanto una semplice ispirazione per il progetto Creative Commons: tra i due movimenti si è infatti creato un rapporto di tipo sinergico e collaborativo. L’esempio più lampante è costituito dalla nascita di numerosi programmi che facilitano l’applicazione delle licenze CC ai propri lavori creativi, la pubblicazione di materiali in rete e la ricerca di materiale coperto da tali licenze.  Ogni autore intenzionato ad utilizzare le licenze CC per i propri lavori può, ad esempio, inserire dei metadati che segnalino agli utenti la licenza utilizzata per quel lavoro attraverso ccTag e inserire il materiale all’interno dell’Internet Archive (che offre hosting gratuito per il materiale “libero”) usando ccPublisher. Il motore di ricerca ccSearch, infine, consente la ricerca di questi materiali filtrandoli per tipo di licenza utilizzata e formato (audio, video, testi, immagini, siti web).

L’intento del progetto portato avanti da Lessig è multiplo. Da un lato, fornire uno strumento legale a persone, enti pubblici e privati interessati a condividere i propri materiali; dall’altro, stimolare una vera e propria proliferazione dei saperi consentendo allo stesso tempo la navigabilità in essi. La disponibilità di una grossa base di materiale creativo e informativo andrebbe ad avvantaggiare la ricerca storica, sociale, artistica e permetterebbe l’adattamento dei materiali a diversi scopi, attraverso adattamenti e trasposizione in diversi formati e in diverse lingue. Una piena accessibilità dei saperi dipende, oltre che dalla disponibilità fisica di infrastrutture informative adeguate, dalla possibilità di adattare i saperi alle esigenze di tutti, a partire dalle categorie spesso escluse in quanto minoritarie. Si tratta di proporre un modello opposto a quello della “comunicazione di massa” e allo stesso tempo distinto da una fornitura di servizi personalizzati basata su una prospettiva esclusivamente utilitaristica, andando a costruire una piattaforma partecipata che vada incontro ai bisogni reali delle persone. La proliferazione e moltiplicazione dei saperi però non garantisce da sola una reale inclusione nella società dell’informazione, se non è accompagnata dallo sforzo di rendere questo sapere navigabile e fruibile. Il progetto Creative Commons mira proprio a questo, fornendo un sistema di etichettatura del materiale creativo che permetta ad ognuno di conoscere con chiarezza quali sono i suoi diritti sugli artefatti. Sarebbe ingenuità pensare che obiettivi come quelli dell’accessibilità e dell’inclusione sociale possano essere raggiunti semplicemente attraverso l’utilizzo di uno strumento quale il progetto CC: la costruzione di una società dei saperi realmente partecipata dipende dal coinvolgimento in questa direzione di tutte le parti sociali a livello globale e richiede enormi sforzi sia in campo economico che in campo educativo.

Per quanto riguarda l’Italia, solo recentemente il progetto ha iniziato ad acquistare una certa popolarità. Le traduzioni italiane delle licenze CC, frutto di un lavoro coordinato dal dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Torino e dall'Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell'Informazione e delle Telecomunicazioni (IEIIT-CNR).  sono state infatti presentate il 16 dicembre 2004 a Torino. iCommons Italy ha recentemente lanciato una iniziativa denominata “Scarichiamoli!” che prevede il lancio di un progetto di legge che stabilisca che tutte le opere dell’ingegno finanziate esclusivamente attraverso fondi pubblici debbano essere sottoposte alla condizione di pubblico dominio o comunque sotto una licenza “libera”. Viene inoltre proposta l’istituzione di un portale italiano dedicato alla raccolta di questo materiale.


Tesi di laurea in Sociologia della Comunicazione:
"Il software libero Open Source. Una dimensione sociale"

di Andrea Todon


- Università degli Studi di Trieste-  
- Facoltà di Scienze della Formazione -
- Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione -

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