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Software libero/open source: opportunità per i PVS

In vantaggi derivanti dall’adozione di software libero/open source nei Paesi in Via di Sviluppo sono pressapoco gli stessi che si produrrebbero in paesi caratterizzati da una maggiore informatizzazione, ma crediamo che possano essere in qualche modo più consistenti, anche se variabili da situazione a situazione.

Un primo vantaggio consiste nella facilità di accesso al software a costi ridotti. Il software libero/open source è disponibile in forma gratuita e non necessita il pagamento per ogni copia concessa in licenza. I prodotti possono essere scaricati direttamente da Internet, convertiti in formato CD e ridistribuiti nel paese al solo costo del supporto. I costi per l’accesso ai prodotti software si abbassano notevolmente, permettendo la concentrazione degli sforzi monetari sulla customizzazione e l’adattamento alle esigenze locali, sulla formazione e sui servizi.

Lo stesso vale nel caso di finanziamenti da parte di enti pubblici o privati nei confronti di questi paesi: il trasferimento tecnologico può essere effettuato a minore costo, permettendo una maggiore effettività dei fondi risparmiando nell’acquisizione delle licenze. Nei paesi a maggiore penetrazione informatica il Total Cost of Ownership è costituito da un’alta percentuale di costi di formazione del personale dovuti alla migrazione ad una nuova tecnologia software e spesso questo fattore è decisivo nel determinare la scelta di continuare a rivolgersi allo stesso fornitore proprietario e a non effettuare la migrazione. Nei PVS a bassa penetrazione informatica questo fattore ha meno peso nel rapporto tra software a codice aperto e software proprietario, in quanto i costi di formazione, nei casi diffusissimi di analfabetismo informatico, sarebbero uguali per entrambe le soluzioni.

Un aspetto molto importante è la possibilità per i PVS di avere un accesso diretto alla tecnologia software e non soltanto al uso utilizzo. L’accesso al software è infatti molto vantaggioso, sia in termini educativi che in termini di diritti da pagare in caso di utilizzo del software per la creazione di prodotti derivati.

Il modello free software/open source è in grado di ridurre lo scarto tra paesi sviluppati e non, attraverso l’accesso a costi molto ridotti di tecnologie avanzate di alta qualità, creando una base comune dalla quale tutti possono partire per costruire nuove risorse. Inoltre vi è la possibilità di legarsi ad un circuito internazionale di sviluppatori attraverso il quale i PVS potrebbero beneficiare di collaborazioni su progetti specifici e garantirsi una maggiore visibilità a livello mondiale delle aziende ICT locali.
Ovviamente la riduzione del divario sarebbe solo relativamente notevole, in quanto continuerebbero a pesare le carenze infrastrutturali(elettricità, telecomunicazioni, hardware, connettività) e formative.

Il software libero/open source è inoltre indicato per quelle zone dei Paesi in Via di Sviluppo in cui per questioni demografiche l’assenza di una scalabilità dei costi di sviluppo software costituisce un deterrente alla creazione di prodotti studiati per le esigenze di quei territori. Questo fenomeno si verifica spesso nel caso delle traduzioni. L’esempio del Tajikistan, citato nel paragrafo precedente, ne è un esempio lampante.

Il software a codice aperto si rivela quindi ottimale per la riduzione del gap soltanto in alcuni dei numerosi aspetti in cui si articola la questione del divario tecnologico: permette la riduzione dei costi per le licenze software, che costituisce soltanto una minima parte dei costi complessivi (tra i quali citiamo i costi per la formazione, i servizi, l’hardware e l’accesso a Internet), la riduzione dei costi di aggiornamento dei programmi, la localizzazione dei programmi(adattamento dei programmi alle esigenze locali) e la loro traduzione.

Sembra in particolare indicato a contrastare l’obsolescenza dei programmi: nel mondo del software proprietario le aziende tendono ad aggiornare spesso i programmi smettendo di supportare le versioni precedenti. Questo rappresenta generalmente un problema per molti PVS spesso dotati di macchine superate. Grazie all’apertura del codice sorgente, il porting di un programma su di una macchina datata è sempre possibile.

In merito a questo è importante citare il progetto RULE (Run Up to-date Linux Everywhere) , che mira allo sviluppo di una distribuzione basata su Red Hat pensata per essere particolarmente leggera in modo di potersi adattare alle macchine con bassa CPU e poca RAM.

Un’aspetto particolarmente importante del modello free software/open source è di carattere economico. Nel rapporto della Digital Opportunity Task Force  si sottolinea l’importanza del settore ITC nel creare opportunità di sviluppo, attraverso un migliorato accesso alle informazioni e più ampie capacità di comunicazione.

Il modello free software/open source restituirebbe ai paesi adottanti maggiore autonomia e padronanza locale nel settore ICT. Diversamente dal software proprietario, legatissimo alle istanze del mercato, il software libero garantisce una maggiore indipendenza da esso, stimolando maggiormente lo sviluppo di soluzioni destinate alle esigenze locali. Potrebbe inoltre permettere la nascita di un settore ICT autonomo, riducendo le spese di importazione di software dai paesi leader.

La nascita di Linux User Groups locali, caratteristici in presenza di una buona diffusione del software libero/open source, costituirebbe una ulteriore opportunità per creare dei legami di tipo locale/globale tra associazioni, singoli, privati e istituzioni e potrebbe rivelarsi importante a scopo formativo.


Tesi di laurea in Sociologia della Comunicazione:
"Il software libero Open Source. Una dimensione sociale"

di Andrea Todon


- Università degli Studi di Trieste-  
- Facoltà di Scienze della Formazione -
- Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione -

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