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La nascita della rete

Arpanet andò on-line per la prima volta nel 1969. Era il prodotto della convergenza di svariate ed eterogenee ricerche effettuate da diversi poli universitari e finanziate dal Dipartimento della Difesa americano. I finanziamenti verso la ricerca informatica partirono alla fine degli anni ’50, dopo lo shock del lancio dello Sputnik sovietico. Da quell’episodio il Dipartimento della Difesa decise di adottare una politica più spregiudicata e diede vita all’A.R.P.A. (Advanced Research Project Agency), autorizzata ad offrire finanziamenti per i progetti più innovativi, portati avanti da ingegneri brillanti e visionari.

Le ricerche si focalizzavano sui campi più svariati. L’adozione al Mit di sistemi time-sharing permise di fare esperimenti sulle reti di computer. Se era possibile infatti, connettere diversi terminali a un’unico elaboratore in uno stesso edificio, forse lo sarebbe stato anche per distanze maggiori.

In altri centri di ricerca, come lo Stanford Research Institute, il Lincoln Lab,  l’Università dello Utah, solo per citarne alcuni, si conducevano altri studi: interfacce uomo-computer, computer grafica e comunicazioni di gruppo.

In comune tra tutti i ricercatori che guidavano questi progetti c’era la convinzione che i computer avrebbero potuto fornire degli strumenti utili alla gente. Il desiderio era quello di permetterne l’utilizzo a più persone possibili, anche non esperte.

L’idea di base per lo sviluppo di Arpanet venne fornita da Paul Baran della RAND Corporation nel 1964. Cercando di studiare un sistema che potesse assicurare la persistenza della comunicazione anche nel caso di una catastrofe nucleare, Baran suggerì di creare un sistema senza un centro di controllo. I nodi della rete dovevano essere indipendenti uno dall’altro. Lo strumento utilizzato sarebbe stato la commutazione di pacchetto: i messaggi sarebbero stati divisi in pacchetti di uguali dimensioni e ogni pacchetto poteva seguire lungo i nodi della rete il percorso più conveniente per poi andare a ricostruire il messaggio originale una volta giunti a destinazione.

Bisogna aggiungere che se la creazione di un sistema di comunicazione decentrato utilizzabile a scopi militari era l’obiettivo ufficiale e dichiarato dei progettisti, non era l’unico. Essi, infatti, già sognavano un mondo in cui le persone avrebbero potuto comunicare le une con le altre attraverso dispositivi di diverso tipo situati in ogni parte del mondo, scambiandosi informazioni e dando vita a culture basate su interessi condivisi.

I primi nodi della rete furono UCLA, Stanford Research Institute, University of Santa Barbara e University of Utah. In breve tempo si collegarono alla rete anche altri centri di ricerca, come il MIT, BBN, RAND Corporation e Carnegie-Mellon, solo per citarne alcuni.

Inizialmente la rete era stata pensata come un sistema di ridistribuzione della potenza di calcolo tra i sistemi time-sharing dei vari nodi: la capacità di elaborazione sarebbe stata disponibile dove ci fosse stato maggior bisogno.

Ma già in queste prime fasi, nonostante l’accesso fosse permesso ai soli ricercatori dei dipartimenti che collaboravano con il Dipartimento della Difesa si potevano intuire le potenzialità di questa tecnologia d’essere utilizzata per creare, mantenere e sviluppare delle comunità.

Ancora prima del ‘69 alcuni programmatori, intuendone i possibili vantaggi, svilupparono dei sistemi di posta elettronica per i sistemi time-sharing.

Quando diversi nodi furono in rete, i ricercatori iniziarono a usare la posta elettronica per scambiarsi informazioni, per spedirsi materiale su cui lavorare, per rendere manifeste le scoperte fatte.

Cosa ancor più interessante, iniziarono a utilizzare la posta elettronica per fini non attinenti a quelli della ricerca e alle finalità del Dipartimento della Difesa: essa si rivelò uno strumento perfetto per la socializzazione, la messaggistica personale, la chiacchiera. Inoltre, grazie alla capacità di adattarsi sia alla comunicazione “uno a uno” che “uno a molti”, si rivelava ottima per le discussioni pubbliche  e quindi per la creazione di comunità.

Un esempio celebre è la prima mailing-list, SF-LOVERS, un elenco degli indirizzi di posta elettronica di alcuni ricercatori dell’ARPA appassionati di fantascienza.
La rete aveva già dimostrato di poter diventare uno strumento utilizzabile anche per scopi non inerenti alla ricerca informatica e di poter diventare uno strumento utile a tutti.  


Tesi di laurea in Sociologia della Comunicazione:
"Il software libero Open Source. Una dimensione sociale"

di Andrea Todon


- Università degli Studi di Trieste-  
- Facoltà di Scienze della Formazione -
- Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione -

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