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La nascita del personal computer

Contemporaneamente alla nascita di Internet, nella costa Ovest degli Stati Uniti, era in corso un’altra rivoluzione, che mirava alla creazione di microcomputer, accessibili alle tasche di tutti e non soltanto agli istituti accademici. 

Alla fine degli anni ‘60 a Berkeley diversi gruppi di attivisti informatici, come il Community Memory e la People’s Computer Company, convinti che il potere dei computer dovesse essere diffuso tra la gente comune, misero in atto diversi happening e progetti per mettere in contatto e formare i cittadini all’uso dei computer. Tra queste iniziative vi fu la posa di un terminale accessibile a chiunque all’interno di un negozio di dischi. Il terminale fungeva da bacheca elettronica e ospitava i messaggi e le inserzioni dei cittadini, oltre a notizie e informazioni sulle attività della città. Fu un’evento curioso più che un servizio con reali potenzialità ma ebbe il merito di avvicinare la gente comune ai computer, rappresentandoli come oggetti meno spaventosi e di possibile utilità per tutti.

Nel 1975 alcuni dei propulsori di questi progetti crearono un’associazione, la Homebrew Computer Club, attraverso la quale settimanalmente ingegneri, hobbysti e appassionati si incontravano in un garage di Berkeley per scambiarsi informazioni e lavorare intorno al loro sogno più grande: un computer da tavolo.

L’input per la nascita di questo gruppo lo diede Ed Roberts, un imprenditore del New Mexico che vendeva un kit per costruire un computer da tavolo primordiale, l’Altair 8080.

Quando futuri membri del gruppo di appassionati di Berkeley vennero a sapere, attraverso la rivista “Popular Electronics”, di questo kit, fecero di tutto per ottenerlo. Alla prima riunione del club Steve Dompier, che era riuscito dopo alcuni giorni di lavoro a costruirlo, lo mostrò agli altri membri.

La memoria dell’Altair era ridottissima, di soli 256 bytes, ma gli hackers iniziarono a lavorarci sopra cercando di sfruttare al meglio la sua limitate capacità.

Il passo seguente fu la costruzione di una scheda di memoria da aggiungere all’Altair, costruita da Bob Marsh, per espandere la capacità di elaborazione della macchina. Da quel momento in poi si fece strada un modo sinergico di lavorare a quel progetto comune, in cui ogni progetto e ogni elemento aggiunto da un membro stimolava e forniva delle basi per lavorare agli altri hackers. La consuetudine voleva che venissero lasciati a disposizione di tutti le specifiche e i disegni di ogni scheda e componente elettronica costruita e, se si trattava di software, il rilascio agli altri del club del codice sorgente del programma.

Di pari passo con la diffusione, seppure ancora germinale, dei computer da tavolo, sempre più persone iniziarono a pensare alla possibilità di guadagnare attraverso la vendita di programmi. Nel 1975, Bill Gates e Paul Allen, con ambizioni di lucro, scrissero una versione del programma Basic per l’Altair. L’azienda di Roberts, la Mits, fece un accordo con i due programmatori per la vendita del linguaggio di programmazione.

Ad un raduno di appassionati il Basic finì tra le mani degli hackers dell’Homebrew, che ne fecero delle copie e iniziarono a distribuirlo tra gli amatori.

Nella sua “Lettera aperta sulla pirateria” Bill Gates accusava gli hobbisti di avere commesso un furto nei suoi confronti e portava per la prima volta alla luce una nuova concezione, che rifiutava l’idea del software condiviso. Metteva inoltre l’accento sul fatto che senza un adeguato compenso ai programmatori nessuno si sarebbe mai lanciato nell’impresa di scrivere del buon software professionale.

Il Basic, comunque, proprio per il modo in cui veniva indebitamente distribuito dagli hackers, si diffuse come uno standard, facendo paradossalmente la fortuna della neonata azienda di Gates, la Microsoft, alla quale si rivolsero tutte le aziende che avevano bisogno di qualche adattamento o perfezionamento del programma.

Molti dei membri dell’Homebrew continuarono a lavorare come avevano sempre fatto, ridistribuendo i risultati dei loro sforzi e chiedendo in cambio dei contributi volontari in denaro e  che gli altri programmatori riservassero loro lo stesso trattamento.

Nel 1975 l’azienda di Marsh, la Processor Technology, insieme a Lee Felstein, fondatore del Community Memory, costruirono insieme un computer completo, fornito di involucro e di monitor, il Sol. Nel 1976 per la prima volta un personal computer finiva in televisione, nel Tomorrow Show di Tom Snyder. Da “mostri” enormi per addetti ai lavori, i computer erano divenuti strumenti meno spaventosi, e iniziavano finalmente a diventare accessibili alle persone comuni, non soltanto ai ricercatori e agli ingegneri.

Un altro membro dell’Homebrew Computer Club, Steve Wozniak, progettò un computer che sarebbe stato destinato ad avere grande successo, l’Apple. Attraverso l’ opera di pianificazione dell’amico Steve Jobs, che aveva coinvolto nella neonata azienda dei validi manager e designer industriali, crearono una versione del primo computer di Wozniak diretta a un pubblico più ampio, l’Apple II, un computer da tavolo completo dotato anche di un aspetto accattivante e definito.

Una fiera di computer organizzata da alcuni membri dell’Homebrew, situata al Civic Auditorium di San Francisco, con le sue 13.000 presenze, consacrò l’ingresso dei computers nella schiera degli elettrodomestici.

Fu da questo punto in poi che le questioni sollevate da Gates due anni prima cominciarono a venire a galla.



Tesi di laurea in Sociologia della Comunicazione:
"Il software libero Open Source. Una dimensione sociale"

di Andrea Todon


- Università degli Studi di Trieste-  
- Facoltà di Scienze della Formazione -
- Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione -

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