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Ricerca Azione


Il termine ricerca azione o ricerca intervento nasce dall’ autore inglese Kurt Lewin, psicologo sociale, il quale coniò la parola action research.[1]. Lewin si pose il problema della Action Research quando iniziò a lavorare nel campo delle scienze sociali, in particolar modo sui problemi delle minoranze etniche degli Stati Uniti negli anni 40. Ciò che rappresentò un'autentica innovazione nel metodo e nel processo di ricerca da parte di Lewin, fu la progressiva scoperta, del fatto che il processo conoscitivo finiva con il divenire un'azione sociale proprio nel momento in cui la popolazione veniva coinvolta. Lewin pensò allora di enfatizzare questo aspetto e di attribuire alla popolazione capacità e competenze conoscitive, coinvolgendola nel processo di ricerca stesso. Si scoprì così, oltre al fatto che il processo di conoscenza aveva già le caratteristiche dell'azione, che la conoscenza più efficacemente utilizzabile ai fini dell'azione sociale era proprio quella che emergeva nel processo conoscitivo. L'Action Research guarda in maniera costruttiva ai principi che ne verificano la validità. Essa prende origine dal riconoscimento, attraverso la ricerca nelle scienze psicologiche, della contingenza di azione e conoscenza nei processi di apprendimento. Lewin per primo ha indicato le procedure salienti della ricerca-azione distinguendole in pianificazione, azione, osservazione e riflessione con il fine di migliorare i sistemi sociali[2]. Nel 1948 sosteneva già che la ricerca azione fosse un metodo necessario per la realizzazione di programmi per gruppi minoritari nel sociale. Da qui si deduce il carattere pratico di questa metodologia. Questi stadi sono stati successivamente ampliati nel 1976 da Cunnigham[3], il quale prevedeva per ogni fase un momento di valutazione che serviva a decidere se proseguire o meno verso la fase successiva.

Successivamente stabilì dei parametri specifici che la caratterizzano ancor meglio,cioè:

  • La necessità di creare la collaborazione e il confronto tra i ricercatori e gli operatori, sia per quanto riguarda la definizione dei problemi da indagare, sia per ciò che concerne lo svolgimento della ricerca e l’impostazione della pedagogia. La ricerca è realizzata da tutti membri della comunità che vi partecipano, seguiti da esterni, i consulenti, i quali si pongono in un rapporto di parità.
  • Il superamento da parte del ricercatore della pretesa di giungere alla neutralità nella ricerca. Egli non si limita a conoscere un fenomeno, ma esso deve diventare agente di un cambiamento socio-educativo.
  • La Ricerca Azione si concentra sulla risoluzione di un problema sia come epilogo dei fatti che come progettazione di interventi all’interno di contesti specifici.
  • La necessità di porre attenzione alle dinamiche sociali e alle situazioni ambientali del contesto educativo, viste come variabili per lo svolgimento della ricerca. Per questo la Ricerca Azione prevede un esame articolato delle dinamiche di gruppo e delle forze sociali che aiutano o meno il suo svolgimento, anche utilizzando le tecniche di gestione dei conflitti che aiutano gli operatori a concordare le loro strategie d’ intervento.

La ricerca-azione si affida ad una comunicazione simmetrica fra i protagonisti con lo scopo di eliminare il rapporto soggetto-oggetto fra i ricercatori ed i loro cooperatori. In tal modo, esalta l’attività di ricerca come agente di cambiamento, nel senso che punta a creare l’azione attraverso la ricerca e a sua volta, la ricerca tramite l’azione mettendole in discussione entrambe all’interno di una combinazione.

Sul piano metodologico è entrata nel mondo della scuola grazie ai contributi di studiosi come Kemmis e Easen nel 1985. Ebbutt la definì come lo studio sistematico dei tentativi intrapresi tra gruppi di partecipanti per migliorare la prassi educativa sia attraverso le loro azioni pratiche sia attraverso la loro riflessione sugli effetti di questa azione[4] J. Eliot, contemporaneamente, sosteneva che questa metodologia migliora la qualità dell’educazione perché sviluppa nei docenti sia la capacità di analisi sia quella di giudizio, nella ricerca essi diventano attori e costruttori della scienza. Secondo lui, la Ricerca Azione è rivolta a quegli aspetti dell'azione formativa che gli insegnanti vedono come problematici, che richiedono risposte pratiche, efficaci ed idonee. Consente inoltre di individuare le risposte adeguate ed efficaci alle problematiche da risolvere, implica un’ intensa circolazione di informazioni e di idee tra i partecipanti all’attività di ricerca-intervento sui vari problemi che devono essere affrontati, o per la realizzazione dei progetti. Si realizza nella costituzione di un gruppo di ricerca, tra i diversi soggetti, superando ogni forma di dipendenza intellettiva nei rapporti di lavoro; l'insegnante che fa Ricerca Azione è una figura rivalutata, sotto il punto di vista culturale, professionale e sociale[5].. Sempre secondo Eliot, l’insegnante può beneficiare delle discipline e delle loro teorie nel momento in cui sono presentate come prospettive alternative nel processo di ricerca. La ricerca-azione permette di risolvere il confronto continuo con i dilemmi e contemporaneamente il loro mantenimento. Se guardiamo anche il suo aspetto etico all’interno della didattica, troviamo che gli insegnanti attivano una negoziazione della loro cultura in base alla variazione delle situazioni. Questo concetto porta a concentrarsi sullo sviluppo del sapere degli allievi. Ardoino[6] considera nella Ricerca-Azione due tipi di intenti, prasseologico e storico-pratico dove si ha un approccio basato sulla dimensione storica e, contemporaneamente l’assunzione di un impegno pratico all’interno della situazione. I modelli che stanno alla base della ricerca sono quello determinista, che spiega un’azione ricorrendo a elementi anteriori, e quello interazionista che spiega gli atti attraverso le finalità che perseguono[7]. La Ricerca Azione per lui è un approccio che ingloba l’attore in un progetto, in una politica e in un’ intenzionalità coinvolgendolo in un processo di riflessione e di analisi.

Tesi Laurea di Rachele Pierotti

 "La ricerca azione on line: programmi collaborativi tra scuole in Italia"

 Relatore: prof. Antoni Calvani


Corso di Laurea di 1° livello per Formatore Multimediale

Facoltà di Scienze della Formazione

Università degli Studi di Firenze

anno accademico 2003-2004