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Ricerca Azione

Il Consiglio Internazionale Dell’ Educazione Adulta di Toronto, all’interno della rivista Convergence del 1988, ha affermato che la ricerca partecipativa è nata negli anni 70 dalla ricerca azione, mentre una soluzione equa, se così possiamo dire, è stata data in America Latina dove si è adottato il termine Ricerca Azione Partecipativa coniugando entrambi i sistemi. Nel campo dell’alfabetizzazione la RAP può derivare dall’insegnamento. La Ricerca partecipativa si fonda sul fatto che il ricercatore non debba essere neutrale e che nella ricerca si senta la sua presenza. L’obiettivo che accomuna le due metodologie è quello di cambiare la ricerca sperimentale, ma questo dipende anche, e soprattutto, dalle intenzioni politiche e dallo scopo della ricerca. Un aspetto che è strettamente legato alla ricerca-azione da sempre è la valutazione, che può essere sia quantitativa che qualitativa caratterizzata da un lato dall’utilizzo di grafici, tabelle, conteggi e percentuali e dall’altro da una classificazione del materiale e dal mettere in relazione le variabili che consentono di capire l’andamento dei dati.

Questa metodologia, sul piano pedagogico può essere utile agli insegnanti per avvalorare le proprie credenze e migliorare gli atteggiamenti. Ne viene misurata l’efficacia attraverso l’osservazione dei dati estendendo gli studi sul campo, in base alla significatività delle inchieste. Durante l’analisi non si può prescindere dalla manipolazione delle variabili che avviene con la distribuzione dei piani di ricerca in una sequenza temporale. Per attivare questa procedura si può lavorare con gruppi spontanei che permettono di confrontare le variabili senza per questo attuare una sperimentazione. Confrontando l’applicazione di queste due modalità si deduce che la loro combinazione porterebbe a una ricerca di tipo tecnologico.

In seguito all’ identificazione della problematica, e dunque del processo da applicare, si devono considerare le variabili che definiscono l’azione[13], ovvero:

  • Il modello di allievo sulla base di comportamenti e atteggiamenti relativi ai valori che lui stesso deve costruire.
  • Le normative da integrare in base al livello di autonomia della persona e al regolamento del sottosistema, ovvero ciò che stabilisce le interazioni dei soggetti.
  • Le conoscenze che informano il soggetto sui modelli, le normative e sulla forma di intelligenza da sviluppare.
  • Le metodologie da applicare a tale scopo.
  • I linguaggi che simboleggiano le conoscenze, ovvero definire i livelli di sintassi, semantica e pragmatica.
  • I rinforzi e gli stimoli che si usano per dare una motivazione anche sul piano tecnologico.
  • Le tecnologie viste in relazione alla fase di processo, al livello di auto-realizzazione dell’allievo e del gruppo.
  • Il modo di realizzare il rapporto educatore-allievo per esercitare l’autorità.
  • L’elaborazione finale di un foglio matrice che indichi il disegno dell’azione.

Solitamente nei progetti che non danno dei riconoscimenti, vengono utilizzate altre versioni sui rapporti di ricerca. Brown, per ciò che riguarda le condizioni vantaggiose della ricerca azione, sostiene che, se chi apprende, focalizza l’attenzione sul processo di ricerca azione in se non ottiene risultati.[14]. Il cuore di questa metodologia è il lavoro collaborativo inteso sia come l’insieme di persone interessate ad uno specifico problema, sia come una comunità di professionisti. Queste due accezioni nell’ambito scolastico non si rispecchiano, in quanto gli studenti coinvolti spesso provengono da luoghi diversi e con aspettative diverse. Perciò un tipo di collaborazione professionale la ritroviamo più facilmente adattata all’interno di una concezione scientifica di comunità piuttosto che ad una didattica. Nel 1976, Doyle e Ponder[15] hanno constatato che, di fronte a compiti di una certa complessità, gli scolari tentano di rinegoziarli per diminuirne la difficoltà, inoltre le rappresentazioni grafiche vengono considerate come se fossero la ricerca-azione, invece che come puri procedimenti che ne fanno parte. La ricerca azione esalta alcuni aspetti nel ricercatore, come ad esempio quello di permettergli di affrontare i problemi secondo le sue capacità e il proprio ritmo. I principi della ricerca azione enunciati da Lewin, sono stati re-interpretati a livello epistemologico, da Habermas[16]; per verificarne la validità. Lui ha puntato la sua attenzione sulla natura della conoscenza e ha dato uno dei maggiori influssi all’interno della pratica scolastica, evidenziando alcune forme innovative di organizzazione, nelle quali, gli insegnanti diventano dei ricercatori attivi. A livello pratico possiamo constatare che, agevolare lo sviluppo della scuola tramite la ricerca azione, vuol dire rinforzare i collegamenti tra coloro che collaborano alla didattica, incrementando anche la figura del consulente.

Tesi Laurea di Rachele Pierotti

 "La ricerca azione on line: programmi collaborativi tra scuole in Italia"

 Relatore: prof. Antoni Calvani


Corso di Laurea di 1° livello per Formatore Multimediale

Facoltà di Scienze della Formazione

Università degli Studi di Firenze

anno accademico 2003-2004