Skip to content.
Logo tecnoteca

Portale Tecnoteca.it

Logo tecnoteca

Vai al sito aziendale Tecnoteca.com


 

Limiti di entrambi e necessita di integrazione

Il dibattito tra qualità e quantità gira intorno alle accuse che i due filoni si fanno, infatti i sostenitori dei metodi qualitativi pensano che gli altri non facciano una ricerca valida perché non si collocano dalla parte del soggetto e ovviamente, chi è dalla parte della quantità afferma che i sistemi adottati dagli altri non siano attendibili e dunque non scientifici[1]. L’aspetto più criticato di quest’ ultimi riguarda la rappresentatività di ciò che viene scoperto, perciò è opportuno far riferimento ad un campione più ampio. I metodi quantitativi a loro favore, hanno la possibilità di replicare le loro strategie e quindi possono più facilmente dare spiegazioni alla scoperta. La possibilità di integrazione che permetta di trarre vantaggio dalle due strategie è la creazione di un unico metodo scientifico[2].

Shaffir e Stebbins[3] nel 1991 sostenevano che tra metodologie quantitative e qualitative vi siano degli intrecci che loro raggruppano in tre tipologie, il primo nell’ambito della descrizione esplorativa, il secondo nella prima formulazione e successiva verifica delle ipotesi che si lega ad una prima individuazione dei concetti e, infine, il terzo intreccio in cui il qualitativo e il quantitativo si incontrano nella verifica delle ipotesi. Nelle tecniche di rilevazione e trattamento dei dati, i teorici quantitativi non si sono distanziati da quelli qualitativi[4]. Da un punto di vista qualitativo il ricercatore deve cercare di trovare le strategie per evitare i rischi di interpretazione. Il ricercatore deve arrivare ad acquisire una certa quantità di conoscenze e, gli strumenti e le tecniche che adopera, devono permettergli di raggiungere il giusto distacco La ricerca non deve dipendere dalle richieste sociali o politiche e, secondo Hammersley[5], condurre una ricerca implica vari aspetti fra i quali mantenere la centralità della soggettività e modificare le regole dell’oggettività, inoltre non è opportuno che, in quanto metodologia, dia meno importanza all’esperienza rispetto al metodo.

I metodi qualitativi non devono essere criticati di essere poco rigorosi e i quantitativi vengono troppo spesso considerati come esponenti di una retorica dell’oggettività[6]. Secondo Campelli[7] non vi è una netta distinzione tra quantitativo e qualitativo. Un aspetto che invece distanzia i due paradigmi è quello inerente al coinvolgimento del ricercatore. La sua figura è centrale nella scelta dell’ andamento della ricerca poiché è chiamato a condizionare i risultati che ottiene in quanto appartenente ad una comunità scientifica[8].

Stanley e Wise nel 1983 sostenevano che non c’è nessuna tecnica del fare ricerca che non debba passare dal ricercatore. Se non viene fatta una distinzione tra qualità e quantità tenendo conto della costruzione, dell’ organizzazione dei dati e della loro analisi, le varie forme di analisi si riducono numericamente e si insidia l’indifferenza verso il modo in cui gli elementi qualitativi vengono analizzati. Il distacco che c’è tra l’interpretazione dei dati e la loro effettiva relazione, non varia se si ha o meno un input numerico[9]. Secondo Reichardt e Cook[10] i metodi qualitativi pongono molta attenzione agli stati soggettivi dei fenomeni, analizzano il comportamento dal punto di vista dell’attore e sono maggiormente orientati verso la scoperta, mentre i quantitativi guardano maggiormente alle cause dei fenomeni utilizzando una misurazione controllata. Sono per lo più orientati alla verifica e perciò più oggettivi. Sempre secondo loro, i metodi qualitativi, quando l’oggetto di studio è poco conosciuto, sono adatti a far emergere i significati profondi e i nuovi nessi[11]. Il dibattito tra le due impostazioni ha messo in luce l’improduttività della loro contrapposizione. Al di là del loro rapporto entrambe le modalità devono precisare le modalità procedurali delle varie attività e le strategie cognitive. I due approcci devono essere considerati in modo complementare e il loro utilizzo deve essere valutato a seconda del problema che si va ad affrontare, oppure delle ipotesi che vengono formulate, delle risorse di tempo[12], etc… Anche il tedesco Roth[13] nel 1969 cerca di effettuare una mediazione tra la filosofia e la sperimentazione e sostiene che i due approcci non si escludano l’un l’altro, ma si completino. I metodi qualitativi permettono di evidenziare i nuovi lati e nuovi nessi e far emergere i significati degli aspetti che trattano. L’integrazione tra le due prospettive deve cercare da un lato di mantenere le rispettive identità e dall’altro creare un incrocio tra le seguenti quattro combinazioni[14]:

  • Approccio individualistico qualitativo.
  • Approccio individualistico quantitativo.
  • Approccio collettivistico qualitativo.
  • Approccio collettivistico quantitativo.

Si può vedere che è possibile migliorare la qualità della ricerca quantitativa anche rimanendo all’interno di quest’ultima, tenendo presente che la qualità si ottiene agendo alla base concentrando l’attenzione sulle tecniche e le fasi della sperimentazione.

È possibile anche adoperare tecniche meno “intrusive”[15], facendo in modo che il soggetto non sia consapevole di essere osservato con l’ausilio di esperti qualificati. D’ altro canto può essere effettuato un miglioramento quantitativo delle tecniche qualitative cercando di comprendere se l’evento o l’elemento studiato appartiene ad un insieme di eventi o se risulta un unico caso[16]. Nonostante la presa di posizione contro la qualità, Leonardi guardando alle relazioni logiche tra i due paradigmi, arriva a constatare che sarebbe scorretto non vederne le implicazioni reciproche[17]. Quindi, al di la delle posizioni prese da tutti gli studiosi di queste metodologie di ricerca e sperimentazione, si può concludere dicendo che entrambe possono procedere sia in modo autonomo sia integrandosi qualora l’oggetto di studio ne richieda la necessità.




[1] G. Delli Zotti, Quale quantità e quanta qualità nella ricerca sociale: tra integrazione e convergenza, pag 138 in op cit

[2] Ibidem, pag 141

[3] ibidem

[4] ibidem

[5] Hammersley, rivista Sociology, On Femminist Metodology, 1992, in V. Capecchi,Tre castelli, una casa e la città inquieta in op cit pag 95

[6] Ibidem pag104

[7] Campelli E, Metodi qualitativi e teoria sociale, in Cipolla.C e De Lillo op cit, pag 30

[8] Ibidem, pag 56

[9]M.C.Agodi, Qualità e quantità: un falso dilemma e tanti equivoci in op cit ,pag 129

[10] G. Delli Zotti, in op cit, pag 146

[11] ibidem

[12] Mantovani S e Gattico E. op cit

[13] Roth H. Contributi alla ricerca empirica in campo educativo, 1969

[14] G. Delli Zotti, in op cit, pag 150

[15] Ibidem pag 156

[16] ibidem

[17] A.Colombis, in Cipolla, De Lillo, op cit pag 188


Tesi Laurea di Rachele Pierotti

 "La ricerca azione on line: programmi collaborativi tra scuole in Italia"

 Relatore: prof. Antoni Calvani


Corso di Laurea di 1° livello per Formatore Multimediale

Facoltà di Scienze della Formazione

Università degli Studi di Firenze

anno accademico 2003-2004