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I metodi qualitativi

Tra gli strumenti utili alla sperimentazione vi sono anche le tecniche proiettive che, secondo L.K.Frank[17], sono metodi di studio della personalità che pongono il soggetto a confronto con una situazione nella quale risponderà secondo il significato che questa assume per lui. Una tecnica proiettiva richiama nel soggetto i suoi processi personali. Un altro tipo di ricerca è quella causale-comparativa[18] usata quando il ricercatore si chiede quali siano le cause che hanno generato una situazione. Questo tipo di ricerca può risultare problematica all’interno dell’ambito educativo poiché le cause possono non essere identificabili. La tipologia di indagine comparativa che si fondava inizialmente su un approccio di tipo storico, è stata abbandonata poiché ha risentito di discipline come le scienze sociali e politiche che hanno contribuito a spostare l’attenzione sull’individuazione di modelli derivanti dall’esperienza. Nell’analisi comparativa si cerca di studiare i dati in modo simultaneo. La ricerca comparativa è un ambito completo ed articolato, lo studioso King[19] vi individua tre fasi:

  • Concettuale, si attiva una revisione sui termini del problema.
  • Centrata sulle istituzioni, ovvero sui luoghi nei quali i concetti divengono concreti.
  • Operativa, vengono considerate le soluzioni possibili ad un problema.

Questa ricerca punta a formulare strategie d’intervento mirate. Vi è un altro tipo di ricerca detta longitudinale o di sviluppo[20] la quale prende in considerazione per un certo periodo un fenomeno, il ricercatore guarda le relazioni tra variabili che causano un fenomeno e ne descrive i cambiamenti nel tempo. Nella ricerca di sviluppo viene considerata una analisi di tipo descrittivo per studiare i cambiamenti dei soggetti nel tempo. In queste tipologie di ricerca si possono creare delle difficoltà per ciò che riguarda il campione che è soggetto a variazioni. Un altro strumento che è una vera e propria metodologia, è la tecnica del Q- Sort, creata da Stephenson[21] nella quale il campione per essere rappresentativo deve essere composto da un minimo di 70 schede a un massimo di 140 e la distribuzione deve essere concentrata in un massimo di 13 classi. Gli items devono essere rappresentativi di un dato sistema caratterizzato da omogeneità, transitività ed equilibrio.

Questo sistema è applicato in tempi diversi per ottenere una migliore valutazione degli atteggiamenti dei soggetti. Attraverso la ricerca sperimentale si giunge alla formulazione di una legge generale che deve comprendere ogni aspetto ad essa inerente. La sperimentazione si costituisce di varie fasi[22] che oscillano numericamente a seconda del tipo di ricerca, su un piano generale si può dire che la prima fase riguarda la motivazione che spinge ad affrontare una ricerca, poi si ha l’individuazione dello scopo, successivamente si cerca di raccogliere i dati che possono essere utili a risolvere il problema, fino ad arrivare alla formulazione delle prime ipotesi. Una volta fatto questo, viene costruito il piano di lavoro e si inizia il momento operativo nel quale si svolgono le indagini seguite da un’elaborazione qualitativa o statistica dei dati Tutti questi strumenti hanno un obbiettivo comune cioè quello di raggiungere l’oggettività. Lo studioso F. Leonardi assume invece una posizione contro i metodi qualitativi[23] in quanto sostiene che il giudizio tra più aspetti qualitativi può dare origine solo ad un confronto che evidenzi la loro similarità o la diversità. Perciò un ricercatore qualitativo che, a suo avviso, voglia fare dei ragionamenti scientifici deve avvalersi di aspetti quantitativi. Dunque non si può parlare di vera opposizione tra i due metodi perché, qualora essa esistesse, i concetti qualitativi sarebbero inutili per il raggiungimento di obiettivi cognitivi.




[1]Cipolla.C e De Lillo, Il sociologo e le sirene. La sfida dei metodi qualitativi, Angeli, Milano, 1996, pag 71

[2] Cipolla.C e De Lillo,op cit, pag 21

[3] Trisciuzzi L, Corchia F, op cit, pag 29

[4] Cipolla.C e De Lillo, op cit, pag 25

[5] ibidem, pag 71

[6] Calvani A, Elementi di didattica, Carrocci, Roma, 2000,, pg 203

[7] Mantovani S e Gattico E.op cit,pag51

[8] Trisciuzzi L, Corchia F,op cit, pag 38

[9] Ibidem, pag 44

[10] Ibidem, pag 97

[11] Ibidem, pag 93

[12] R. Zazzo, L’examen psychologique de l’enfant, Neuchantel, Delachaux e Niestlé, 1960,p 9. in Trisciuzzi L, Corchia op cit.

[13] Trisciuzzi L, Corchia F, op cit, pag 53

[14] Ibidem, pag 60

[15] Ibidem, pag 73

[16] Ibidem, pag 50

[17] L.K.Frank, Project Methods for the Sudy of Personalità, in Journ of Psychology, 8, 1939 in op cit pag 91

[18] Mantovani S e Gattico E. op cit pag 55.

[19] E.Becchi, B.Vertecchi, Manuale critico della sperimentazione e della ricerca educativa, Angeli, Milano, 1998, pag 250

[20] Mantovani S e Gattico E. op cit, pag 57

[21] Stephenson, R, (1953) The Study of Behaviour: Q-technique and its Methodology, Chicago: University of Chicago Press.

[22] Trisciuzzi L, Corchia F, op cit, pag 29

[23] Cipolla.C e De Lillo op cit, Pag 183


Tesi Laurea di Rachele Pierotti

 "La ricerca azione on line: programmi collaborativi tra scuole in Italia"

 Relatore: prof. Antoni Calvani


Corso di Laurea di 1° livello per Formatore Multimediale

Facoltà di Scienze della Formazione

Università degli Studi di Firenze

anno accademico 2003-2004